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prato

Francesco, secondo tempo

L'emozionante ritorno in pubblico dell'attore dopo sei anni, per la presentazione del cd con le sue vecchie canzoni. Accolto da una infinita standing ovation, Nuti non trattiene le lacrime

PRATO — Dolce come il miele. Lo porta sulla pelle e il suo profumo evoca suggestioni d’antan. Straziante, come una lama che scava il cuore senza anestesia. Fa male, tantissimo, osservare l’esporsi di un essere umano mortificato fisicamente. Lui, un tempo guascone e bello come il sole. Tenero e disarmante come le lacrime di un bimbo. Se ne libera in maniera spontanea ibernando ogni spazio intorno. Madonna, che silenzio! Alle ore dodici viene battuto il primo ciak di un film post-neorealista con «attori» presi dalla vita di tutti i giorni. Nella sala del cinema-teatro Eden, a Prato, si abbassano le luci. Dalla porta a fianco del proscenio esce il personaggio centrale, soggettista e sceneggiatore e protagonista e regista, della pellicola-verità. Spinto da una donnetta con i capelli sale e pepe, mamma Anna, appare come un fagotto in quel suo breve viaggio sopra la sedia a rotelle. Un cappellino di pelle nera sul capo e un maglioncino girocollo color del mosto su pantaloni in vigogna grigioferro. Il braccio destro aderente al corpo. La mano sinistra sollevata come un metronomo a salutare chi lo stava aspettando.

Il saluto di Francesco
Il saluto di Francesco
Tutta in piedi la platea, per una standing ovation infinita. Tutta per Francesco Nuti che, per la prima volta dopo sei anni di isolamento, torna a farsi vedere e amare pubblicamente. Poi l’emozione è esattamente come il silenzio. Cosmici. Un urlo strozzato e un pianto senza pudore. I suoi. Quelli di Cecco che, almeno oggi, non arriva da lontano. Era giunto, a bordo di un pulmino dei Servizi Sociali da Narnali. Due volontari ad aiutarlo mentre scendeva lungo la passerella in metallo. Lui, avvezzo al red carpet! Pioveva. La gente andava di fretta. I cinesi, padroni della strada proprio come di Prato, non facevano caso alla scena e né si chiedevano il perché di così tanti paparazzi. Era il prologo all’ultimo film di Francesco Nuti. Un piccolo capolavoro di umana quotidianità. Autori, con lui, il fratello Giovanni e Mario Baracchino gli ideatori di una vernice per la presentazione del nuovo Cd, intitolato Le note di Cecco e prodotto dalla Vinile Myrope, che da ieri è in vendita presso tutti discoshop italiani al prezzo di sedici euro. Un’occasione per riascoltare la voce, cantante, di chi oggi non riesce ancora a comunicare se non emettendo strazianti suoni gutturali ma il cui ricordo torna netto sentendo brani conosciuti, come Batte la spola o Rose, piuttosto che inediti, come Quadro Quotidiano e soprattutto Marilyn, interpretati con uno stile jazz alla Paolo Conte. Un piccolo gioiello di musica d’autore, insomma, infiorettato con eleganza dalle voci di Emy Berti, Lucia Lippi e Michela Lombardi. Il tutto per la regia di Giovanni Nuti il quale fa da interprete gestuale al fratello e giura che Francesco tornerà a lavorare. Intanto lo ha già fatto, ieri, regalando al ristretto parterre un’opera minima di rara qualità. Come in un film all’epoca del muto che trova il suo zenit emozionale nella scena, molto chapliniana, dove una ragazzina dai capelli lunghi poggia la testa sulla spalla dell’uomo che le sta a fianco.

Lei ha un sorriso orgoglioso. Lui il viso rigato dalle lacrime. Francesco e Ginevra, il

Nuti con la figlia
Nuti con la figlia
babbo e la figlia di undici anni, si trovano uno accanto all’altra e sprigionano amore incuranti dei flash invadenti. Con la mano «sana» il padre smette mai di carezzare il viso alla sua bambina mentre in sottofondo la musica di Rose e la voce di Michela Lombardi sembrano arrivare da un mondo parallelo. Un mondo che Francesco avrebbe tanto voglia di raccontare alla sua Ginevra. Un pianeta, un poco maledetto, popolato da troppe Marilyn e da tanti Muri di Stelle eretti dai dannati del successo. Una lezione che comunque, prima o poi, il padre terrà alla sua creatura per vaccinarla contro devastanti virus ben conosciuti dal Nuti prima maniera. Eppoi, per rendere questo «corto» ancora più intrigante e suggestivo, un rapido viaggio nel futuro illustrato da Giovanni. Non è finita qui, insomma, tra lacrime e amarcord. Due film nel cassetto, Olga e i fratelli Billy oppure Quando potrò cullare un bambino. Soggetto e sceneggiature pronti. «Non resta che trovare un produttore coraggioso e Cecco potrebbe tranquillamente seguire la lavorazione». Giovanni, autorevole, trova l’assenso di Francesco che riesce persino a sorridere. Finale pirotecnico, addirittura. Occhio Pinocchio ovvero una spina nel cuore del Nuti autore e regista. «La prima mezz’ora del film è un capolavoro, poi tutti sappiamo come è andata. Ebbene, Francesco rimetterà mano a quel film e, ripartendo da quei trenta minuti realizzerà ciò che aveva allora in mente». Applausi a cascata, mentre in «fondue» sfuma la scena sull’immagine di una ragazzina che spinge una sedia a rotelle con vigore fin troppo eccessivo. L’ansia di voler allontanare il padre da un set surreale è più forte dell’invito alla festa. Va bene così. Buona la prima, Francesco.

Marco Bernardini
19 novembre 2010(ultima modifica: 24 novembre 2010)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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