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cinema

Maratona per Monicelli
Scegli tu «l'ultimo film»

Lunedì 6 dicembre «full immersion» per l'ultimo abbraccio al grande regista: da L'Armata Brancaleone a nuovi mostri. Ma l'ultimo film della maratona lo sceglie il lettore

«Vi dispiace se ora me ne vado? Non vorrei essere scortese ma preferisco dormire nel mio letto». Era una sera del gennaio dell’anno scorso e Mario Monicelli aveva aperto un ciclo al teatro del Cestello sulla «Memoria del cinema», una breve serie di incontri d’autore, con dibattiti e proiezioni. Il regista, con intelligente generosità, aveva parlato tutto il giorno con il pubblico. Alla fine, stanco, ci annunciò che se non era troppo disturbo, se ne voleva tornare subito nella sua casa, nel quartiere Monti a Roma, non aveva voglia di stare in un albergo «straniero». Era già tardi, quasi mezzanotte, ma due giovani attori della compagnia subito si offrirono di accompagnarlo con la loro macchina. Il giorno dopo ci raccontarono di un viaggio piacevolissimo, sull’autostrada notturna, con Monicelli che aveva parlato con vivacità per tutto il tragitto, raccontando un sacco di cose.

Da quella giornata non ho più visto Mario; l’ho soltanto sentito per telefono, per accordarsi sulla presentazione dell’ultimo libro di sua moglie Chiara o per una proiezione della Grande guerra, nella copia restaurata, che non abbiamo fatto in tempo a organizzare. Viareggino orgoglioso del suo mare («i nostri antenati partirono con i loro barchi alla conquista del Mondo») il regista si era nel tempo legato anche alla non sempre amata Firenze, certo grazie alla travolgente esperienza del doppio Amici miei. La città lo ripagò due anni fa, con la consegna della «cittadinanza onoraria» con una bella cerimonia in Palazzo Vecchio, condotta da Fabrizio Borghini. D’altra parte il «maestro» (appellativo da lui non amato) aveva una scorza da duro, ma era pronto e disponibile a riflettere non solo sul cinema, ma anche sul lavoro degli altri.

La piccola maratona che come «sindacato critici» abbiamo organizzato per lunedì al cinema Adriano (una sala, per così dire «a rischio Novoli», messa a disposizione da Maurizio Paoli), con la collaborazione di Stefano Stefani e l’appoggio del Corriere Fiorentino è, nelle nostre intenzioni solo un primo omaggio a un autore che varrà la pena di rivedere e studiare con cura. La morte di un artista purtroppo (e quella di Mario nella sua disperata volontarietà è stata tragica, sì da suscitare una discussione sin troppo aspra e ideologica) è spesso l’occasione per bilanci definitivi. Nel tempo si potranno fare, senza la tentazione di un’acritica beatificazione.

La lista dei film che presentiamo è dunque sommaria e discutibile. Altre scelte potevano essere fatte. E non per insicurezza critica, ma per la voglia di allargare la partecipazione, abbiamo lasciato al voto dei lettori il titolo di chiusura. Magari gli studenti in lotta per l’università avrebbero optato per l’epica stracciona di Brancaleone, ancora urlato nei cori di rabbia e protesta («Branca, Branca, Branca, leon, leon, leon»). Personalmente forse avrei puntato su I compagni, vibrante affresco sulle lotte operaie nella Torino di fine Ottocento, che lo stesso Monicelli riassumeva così: «Certo, le lotte di una volta avevano motivazioni più elementari, più essenziali, ma il tema del film è che una sconfitta non può mai essere definitiva».

L’Adriano si aprirà alle 16 e si andrà avanti sino a notte (l’ingresso è libero, sino ad esaurimento posti). Nel dolce imbarazzo, di fronte alla vastità dei materiali (più di cinquanta film) abbiamo deciso di affidare al pubblico la scelta dello «spettacolo di chiusura», l'ultimo film di Monicelli, insomma. Lo facciamo attraverso un sondaggio sul CorriereFiorentino.it dove elenchiamo una decina di film, chiarendo che abbiamo tolto dalla «gara» i pezzi più classici (e quindi più visti) come La grande guerra, i due atti di Amici miei o il sublime I soliti ignoti. Il film più votato sarà quello che vedremo lunedì in chiusura di maratona. Ecco la selezione tra cui scegliere:

Il sondaggio/ Scegli il tuo film, il più votato sarà il «film finale»

1) Totò cerca casa (1949) di Steno&Monicelli, con Totò, Alda Mangini, Lia Molfesi e Aroldo Tieri Nell’Italia del dopoguerra, le tribolazioni buffe di un capofamiglia alla ricerca di un’abitazione. Irresistibile la notte nella villetta dentro al cimitero
2) Guardie e ladri (1951) di Steno&Monicelli, con Totò, Aldo Fabrizi, Ave Ninchi e Rossana Podestà. La quotidiana lotta (e la strana amicizia) fra il poliziotto grasso e il ladro affannato. Memorabile la scena del lungo inseguimento
3) I compagni (1963) con Marcello Mastroianni, Renato Salvatori, Folco Lulli e Annie Girardot- Nella Torino di fine Ottocento le lotte operaie e il coraggio di un professore dal cuore ribelle in un affresco dal vibrante bianco e nero
4) La ragazza con la pistola (1968) con Monica Vitti, Carlo Giuffrè, Stanley Baker e Tiberio Murgia Ferita nell’onore, l’intrepida Assunta (la miglior Vitti della nostra vita) vola dalla Sicilia a Londra per regolare i conti col seduttore fuggitivo
5) Brancaleone alle Crociate (1970) con Vittorio Gassman, Stefania Sandrelli, Adolfo Celi, Luigi Proietti e Paolo Villaggio Il secondo atto della saga di Brancaleone da Norcia e i suoi allegri compagni. Fra amori e duelli, l’ultimo appuntamento è con la Morte
6) Vogliamo i colonnelli (1973) con Ugo Tognazzi, Carla Tatò, Duilio Del Prete e Giancarlo Fusco. Lo spettro del golpe nell’Italia impaurita del primo decennio settanta: quasi una geniale anticipazione dei tempi nostri, bui e cattivi
7) Un borghese piccolo piccolo (1977) con Alberto Sordi, Shelley Winters , Vincenzo Crocitti e Romolo Valli Dal romanzo di Vincenzo Cerami, la storia terribile di un delitto senza un vero movente e di una lenta vendetta atrocemente consumata
8) Speriamo che sia femmina (1986) con Liv Ullman, Catherine Deneuve, Bernard Blier e Paolo Hendel Il costante coraggio e le piccole pene di un gruppo di donne di varie generazioni in una casale nella campagna toscana
9) Il male oscuro (1989) con Giancarlo Giannini, Stefania Sandrelli, Vittorio Caprioli e Emmanuelle Seigner. L’angoscia senza fine di uno scrittore depresso. Tratto da un celebre romanzo di Giuseppe Berto, un film “maledetto” ma assai amato dall’autore
10) Le rose del deserto (2006) con Giorgio Pasotti, Alessandro Haber, Michele Placido e Tatti Sanguineti Le disavventure di un gruppo di soldati italiani sul fronte africano nella seconda guerra mondiale. Liberamente tratto dal romanzo di Mario Tobino “Il deserto della Libia”, l’ultimo film girato, a novant’anni compiuti, dall’indomito maestro.

Claudio Carabba
02 dicembre 2010(ultima modifica: 05 dicembre 2010)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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