teatro povero
Il «volo precario» di Monticchiello
Il 44esimo autodramma scritto, diretto e interpretato dalla gente del borgo della Val d'Orcia torna quest'anno dal 24 luglio al 14 agosto
MONTICCHIELLO - Sono quarantaquattro anni che il popolo di Monticchiello sale sul palcoscenico e alza la voce. Lo fa senza urlare, senza disturbare, attraendo centinaia di persone per venti giorni di seguito con la tenace costanza di un racconto sempre nuovo. Il 44esimo autodramma scritto, diretto e interpretato dalla gente del borgo della Val d'Orcia (che fa parte del comune di Pienza) torna quest'anno dal 24 luglio al 14 agosto (tutte le sere tranne il 26 luglio e il 2 agosto) con «Volo precario», uno spettacolo interpretato da circa 50 tra attori e comparse, che come di consueto cavalca l'onda dell'attualità e ha come tema, manco a dirlo, il precariato.
«Lo spettacolo di quest'anno – ha spiegato il regista Andrea Cresti - prende spunto da un tema importante per l'intera vicenda di questa istituzione, il rapporto tra generazioni che matura entro i difficili confini dettati da un'economia in gravi difficoltà a da una situazione politica tutt'altro che rasserenante». Argomento impegnato e impegnativo per una comunità che però è abituata a fare i conti con temi di questa portata, riuscendo sempre nell'ardua impresa di trasformare problemi insormontabili in momenti intensi e di facile comprensione. La stesura collettiva del testo, che come da tradizione comincia a gennaio nell'ex granaio del paese e va avanti fino a giugno, è stata da poco completata e anche il titolo ha subito qualche variazione in corso d'opera. «Avevamo pensato a L'elicottero di legno – ha continuato Cresti – ma poi ci siamo resi conto che era un'immagine clou dello spettacolo ma non centrava il problema. Volo precario invece funziona alla perfezione».
Trecento gli abitanti del borgo che, chi in un modo chi in un altro, danno il loro contributo per la buona riuscita della performance. «Non tutti se la sentono di recitare – spiega Gimpiero Giglioni – oppure c'è chi l'ha fatto e non lo fa più, ma tutti si rendono utili. C'è chi si occupa del ristorante, chi della realizzazione del palco, chi degli impianti scenici”. Una macchina oliata alla perfezione che ogni anno riesce a costruire – e a regalare al pubblico - nuovi contenuti. “Sappiamo benissimo che questo non durerà in eterno – ha detto il regista -, ma va bene così. La vita deve fare il suo corso, questo vale anche per il teatro povero di Monticchiello”. Speriamo che succeda più tardi possibile. Per adesso, che si alzi il sipario.
Ludovica Zarrilli
22 luglio 2010(ultima modifica: 26 luglio 2010)© RIPRODUZIONE RISERVATA
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