spettacoli
Benigni, Troisi e l'inedito
Non ci resta che piangere
Il 19 ottobre uscirà il Blu Ray Disc CG Home Video con due extra d’eccezione: una parte inedita di 41 minuti, mai proiettata al cinema e un’intervista a Benigni. Anteprima a Viareggio al festival Europacinema
Non ci resta che piangere è un film nato «proprio da quel sentimento che è così uguale e così distante dall’amore che è l’amicizia». Roberto Benigni parla così, con grande affetto, di Massimo Troisi ricordando l’esperienza di quel film del 1984, l’unico fatto insieme. A distanza di così tanti anni, le storie comiche del bidello Mario (Troisi) e dell’insegnante Saverio che furono campioni d’incasso in quell’anno, con 15 miliardi di lire dell’epoca, sono nel cuore di tutti, anche delle nuove generazioni che hanno continuato a riderci sopra e a considerarlo giustamente un film di culto.
DUE EXTRA D'ECCEZIONE - Il 19 ottobre uscirà il Blu Ray Disc CG Home Video di Non ci resta che piangere con due extra d’eccezione: una parte inedita di 41 minuti, mai proiettata al cinema e un’intervista a Benigni appositamente realizzata per il dvd. L’11 ottobre a Viareggio nel festival Europacinema ci sarà la proiezione-evento in anteprima in una serata omaggio a Troisi, presente Amanda Sandrelli, che nel film era la giovanissima Pia. Nei 41 minuti inediti, anticipati all’Ansa, Mario e Saverio vengono catturati da una guerriera spagnola, mentre i due sono in viaggio verso la Spagna per fermare Cristoforo Colombo. Durante il viaggio insieme alla fascinosa guerriera, Benigni si invaghisce della donna, la quale a sua volta si innamora del personaggio interpretato da Troisi. La gelosia che scaturisce in Benigni causerà la dipartita della guerriera. I due amici arrivano in Spagna, ma è troppo tardi per fermare Cristoforo Colombo. Benigni nell’intervista inedita racconta le emozioni di quei giorni, «la gioia che ci dettero le persone, quello che ci hanno dato con quel film, improvvisamente...» fu enorme.
BENIGNI E TROISI - E racconta il rapporto con Troisi, «nato proprio dal fatto che siamo invincibili, quando c’è questa armatura fragilissima, trasparente dell’amicizia, del volere costruire insieme una cosa. Eravamo allegri e ognuno poi si appoggiava sull’altro.». Sul set «c’erano quelle improvvisazioni che nascono però da un lungo lavoro, che sembrano improvvisazioni, ma quando, diciamo, ci si vuole bene, che si sta insieme, tutto tende a quella cosa là, allora era tutto una costruzione, ma sempre sull’allegria». Il titolo del film, Non ci resta che piangere, nasce da una poesia di Petrarca, spiega lo stesso Benigni e racconta così la scena: «’A Troisi dicevo ’ti leggo una poesia dimmi quale ti piace di più per il titolo: ’Non ci resta che piangerè, ’Ferma questa mi piacè». Leggenda vuole che Benigni e Troisi chiesero di ritirarsi a Cortina d’Ampezzo, a spese della produzione (Mauro Berardi e Ettore Rosboch) per scrivere la sceneggiatura. Dopo un mese i due, non avendo trovato ancora lo spunto giusto, chiesero di trascorrere un certo periodo al mare; non ancora pronti, andarono per un certo periodo in Val d’Orcia. Alla fine si presentarono con due appunti: ci perdiamo nel Medioevo, andiamo a fermare Cristoforo Colombo. «Abbiamo lavorato a lungo, mesi e mesi, sulla sceneggiatura, abbiamo rigirato tutte le scene, quante volte.», dice Benigni, sembra perchè spesso ridevano a crepapelle sul set. «Appena poi il film è uscito, improvvisamente, per strada, sono diventati proverbiali una quindicina di modi di dire del film, inaspettati. Ci arrivavano lettere come quella a Savonarola! - dice Benigni ricordando la scena esilarante omaggio alla lettera di Totò -, pensare che fu completamente improvvisata. Sono quelle scintille divine, diciamo così, di gioia».