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il caso

La fiction sul Mostro
sul banco degli imputati

Calamandrei fa l’esposto: io assolto, lì no. E la procura chiede il sequestro: non è fedele

Non cala il sipario sulla storia infinita del Mostro di Firenze. Questa volta però è la fiction sul Mostro a finire sul banco degli imputati. La procura di Firenze ha chiesto il sequestro del film a puntate Il Mostro di Firenze andato in onda su Sky, su Fox e quest’estate anche su Canale 5. A presentare un esposto alla procura qualche mese fa è stato il farmacista di San Casciano Francesco Calamandrei, per dieci anni sospettato di essere uno dei mandanti dei delitti che insanguinarono le colline di Firenze, poi assolto «perché il fatto non sussiste». Il gip di Firenze ha respinto la richiesta di sequestro avanzata e la procura ha fatto appello al tribunale del Riesame. Ieri mattina l’udienza, alla presenza del procuratore aggiunto Giuliano Giambartolomei. I giudici — il collegio è composto da Paola Palasciano, Bruno Maresca ed Elisabetta Pioli relatrice — dovranno adesso decidere se accogliere il ricorso della procura e togliere dalle programmazioni televisive la miniserie che ha per protagonista Ennio Fantastichini, interprete di Renzo Rontini, padre di una delle ragazze trucidate.

L’esposto, presentato mesi fa dall’avvocato Gabriele Zanobini, si basa sul fatto che le sequenze che rievocano la storia giudiziaria del Mostro, siano un vero e proprio film-verità con tanto di riferimento a luoghi e persone rappresentate non con nomi di fantasia ma con nomi e cognomi di vittime, inquirenti, indagati. Come la scena della terza puntata in cui l’ex moglie del farmacista di San Casciano, Mariella Ciulli, si lamenta con Rontini perché i carabinieri non hanno voluta ascoltarla: «Francesco Calamandrei, mio marito, è il mostro di Firenze», dice. O come la scena in cui Rontini racconta al pm Paolo Canessa che la moglie di Calamandrei ha scritto nella sua agenda che trovò in cantina, appesi a un filo, «lembi di pelle umana». Nel film non si spiega che la donna è stata interdetta perché malata psichiatrica, che quelle dichiarazioni sono frutto di fantasia e che altre affermazioni della donna non hanno mai trovato riscontro. Il gip Anna Favi ha respinto la richiesta di sequestro della procura sostenendo invece che quella è solo una fiction. Eppure, sostiene il Calamandrei, il film è fedelissimo nel ricalcare la sentenza che riguarda i compagni di merende, mentre racconta un’altra storia sul farmacista. Dimenticando completamente che c’è una sentenza di assoluzione che ha scritto la parola fine su una storia lunga quarant’anni.

Antonella Mollica
28 settembre 2010(ultima modifica: 30 settembre 2010)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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