IL FILM DELLA SETTIMANA
The Artist
Il film muto in bianco e nero ambientato nella sfavillante Hollywood degli anni Venti che sta divertendo e commuovendo le platee di tutto il mondo
Regia: Michel Hazanavicius; Interpreti: Jean Dujardin, Bérénice Bejo, John Goodman, James Cromwell; Sceneggiatura: Michel Hazanavicius; Fotografia: Guillaume Schiffman; Musiche: Ludovic Bource; Montaggio: Anne-Sophie Bion, Michel Hazanavicius; Scenografia: Laurence Bennett; Costumi: Mark Bridges; Produzione: La Petite Reine, Studio 37, France3 Cinéma; Distribuzione: Bim. Francia, 2011, 100'
In Toscana è in queste sale: Firenze: Fiorella, Odeon, Uci.
«The Artist» è diventato il film-evento dell'anno già dalla sua premiére mondiale al Festival di Cannes, quando è riuscito a mettere d'accordo tutti, dal pubblico più compiacente alla critica più intransigente. Ora che è arrivato anche nelle sale italiane la domanda da porsi è la seguente: perché un film muto in bianco e nero ambientato nella sfavillante Hollywood degli anni Venti (1927, per la precisione) sta divertendo e commuovendo le platee di tutto il mondo? Forse per la storia?
Probabilmente no, perché non c'è niente di più vetusto di quello raccontato dal regista francese Michel Hazanavicius: un brillante divo del muto (lo straordinario Jean Dujardin) che, non rassegnandosi all'introduzione del sonoro, si vede pian piano marginalizzato dall'industria, che invece punta tutto su un'attricetta (la scoppiettante Bérénice Bejo) che proprio lui aveva scoperto e da cui si sente irrimediabilmente attratto. Siamo insomma dalla parti di sontuosi classici come «E' nata una stella» (1937) o «Viale del tramonto» (1950), con una strizzatina d'occhio finale ai film di Ginger Rogers e Fred Astaire, con sullo sfondo quella mitica «Età del jazz» raccontata da Francis Scott Fitzgerald, colma di frivolezze e disperazione.
Dove sta allora la novità, l'originalità dello sguardo che ci fa apparire «The Artist» come un film fresco, sincero, perfettamente adattabile ai gusti del pubblico di oggi? Le risposte potrebbero essere due, una racchiusa nell'altra. La prima risiede, paradossalmente, proprio nella scelta del linguaggio, che adatta lo stile del cinema muto alla sensibilità moderna, giocando con gli stilemi di un melodramma in cui, grazie proprio all'assenza di parole, ogni gesto, ogni sguardo, ogni postura degli attori e ogni elemento della scena, dal décor generale al singolo costume, diventa un segno ingigantito, una traccia visuale che stuzzica in continuazione la nostra attenzione, spingendoci a leggere le immagini nella loro complessità. La forza del cinema muto sta(va) proprio in questo, nel tenere alta la tensione attraverso un movimento contemplativo, che Hazanavicius ci restituisce nella sua interezza, soprattutto nei passaggi «comici» del film (la magnifica sequenza del poliziotto che corre dietro al cane è degna di Buster Keaton), quelli più estremi e meno addomesticabili.
La seconda risposta concerne il nostro modo di rapportarci al passato e alle sue immagini. Quella del regista francese non è una semplice esibizione da cinefilo piccolo piccolo, ma la soddisfazione di un preciso orizzonte di attesa che sembra pervadere una parte considerevole della cultura visiva del cinema contemporaneo e che prende le forme della riproposizione nostalgica di un passato idealizzato (andate a vedere l'intelligentissima parodia orchestrata da Woody Allen in «Midnight in Paris»). Il sublime «The Artist» rientra in questa nuova collettiva forma di auto-percezione e auto-definizione mediatica: più ciò che rappresenta è programmaticamente lontano nel tempo e irraggiungibile nella forma più è stuzzicante, divertente e appagante per i nostri occhi.
P.S. Una piccola curiosità: leprime immagini del trailer promozionale del film (con i commenti entusiasti degli spettatori all'uscita dalla proiezione), passato nelle sale nelle scorse settimane, sono state realizzate (e in seguito montate) a Firenze, durante la terza edizione del festival «France Odeon», all'interno del quale «The Artist» è stato presentato in anteprima nazionale. Un affettuoso omaggio alla nostra città e al suo amore per il grande cinema.
Marco Luceri
10 dicembre 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA
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