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Bronson

La storia vera del criminale inglese Michael Gordon Peterson, meglio conosciuto come “Charles Bronson”, famoso per aver trascorso gran parte della sua vita in una cella d'isolamento

Regia: Nicolas Winding Refn; Interpreti: Tom Hardy, Kelly Adams, Luing Andrews, Kety Barker; Sceneggiatura: Brock Norman Brock,; Fotografia: Larry Smith; Montaggio: Mat Newman; Scenografia: Adrian Smith; Costumi: Sian Jenkis; Produzione: Vertigo Films, 4HD Films; Distribuzione: One Movie. Gran Bretagna, 2008, 89'

In Toscana è in queste sale: Firenze: Odeon

All'ultimo Festival di Cannes ha vinto il «Prix de la mise en scène» per il suo action movie Drive: il danese Nicolas Winding Refn è un regista di talento, di cui sentiremo parlare molto in futuro. Gustiamoci allora il suo terzultimo film, Bronson, arrivato finalmente anche nelle nostre sale (la pellicola è del 2008, Firenze e Roma sono le uniche città italiane in cui è uscita), un biopic che racconta la storia vera del criminale inglese Michael Gordon Peterson, meglio conosciuto come “Charles Bronson”, famoso per aver trascorso gran parte della sua vita in una cella d'isolamento. Refn sceglie uno stile paradossale e grottesco, un vero e proprio pastiche di arditezze formali per mettere in scena la parabola di un artista della violenza, un divo dal narcisismo ipertrofico, irriducibile a qualsiasi forma di ordine basato sull'autorità delle istituzioni. Il protagonista ci viene presentato all'inizio su un palcoscenico, di fronte a un numeroso pubblico, nei panni di un attore che si appresta a raccontare la propria storia. Con il proseguire del film questo rapporto tra realtà e finzione, che viene ripetuto con delle varianti in molte sequenze, assume pian piano un sapore brechtiano, serve cioè a Refn per disvelare i meccanismi del Potere, nonché a condurre lo spettatore nella mente e nella follia (?) di quest'uomo.

Il racconto è piuttosto semplice: segue il personaggio dall'infanzia alla maturità facendoci vedere le diverse prigioni in cui viene rinchiuso e in cui egli stesso diventa contemporaneamente soggetto e oggetto di violenza; grazie alle straordinarie qualità camaleontiche dell'attore protagonista Tom Hardy, Charles diventa un corpo su cui vengono letteralmente “segnate” tutte le ingiustizie della vita, che non vengono solo dai pestaggi e dagli omicidi nel carcere, ma anche da un amore non corrisposto e da una passione per l'arte che viene mortificata. E' così che il film prende sempre più il tono nichilista di una parabola oscura e grottesca, che il regista danese narra in una cornice musicale (da Verdi ai Pet Shop Boys) e visiva (dai lunghissimi carrelli alle inquadrature lunghe e fisse) fatta di accostamenti davvero poco concilianti, che alla fine nulla ci fanno capire della natura intima e misteriosa di questo strano, eccentrico, terribile divo moderno.

Marco Luceri
10 giugno 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA

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