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Singolarità di una ragazza bionda

Il film di Manoel de Oliveira arrivato in questo week-nd nelle sale italiane con due anni di ritardo non è solo un bel film, ma anche una grande lezione di cinema

Regia: Manoel de Oliveira; Interpreti: Ricardo Trêpa, Catarina Wallenstein, Diogo Dòria; Sceneggiatura: Manoel de Oliveira; Fotografia: Sabine Lancelin; Montaggio: Manoel de Oliveira, Catherine Krassovsky; Scenografia: Christian Marti; Costumi: Adelaide Trêpa; Produzione: Filmes do Teco II, Les Films d'Après-Midi, Eddie Saeta; Distribuzione: Mediaplex. Portogallo/Francia, Spagna, 2009, 64'

Il film di Manoel de Oliveira arrivato in questo week-end nelle sale italiane con due anni di ritardo (è del 2009) non è solo un bel film, ma anche una grande lezione di cinema. E’ davvero sorprendente come il vecchio maestro portoghese (103 anni!) riesca ancora con straordinaria lucidità a tenere insieme una miriade di temi importanti - il mistero della bellezza, la caducità dei sentimenti umani, l’amarezza per le disillusioni della vita, il corso senza senso della storia e del mondo – e a traslarli in uno stile asciutto, essenziale, curatissimo in ogni minimo dettaglio, elegante nella forma e incisivo nella sostanza. Potremmo dire, non temendo l’azzardo, che Manoel de Oliveira sta al cinema come Thomas Mann alla letteratura e Gustav Mahler alla musica.

Singolarità di una ragazza bionda racconta la storia di un amour fou, quello tra un giovane contabile di Lisbona (alle dipendenze di un dispotico zio) e la sua bellissima dirimpettaia. I due sognano una vita insieme, ma non basterà sacrificare tutto sull’altare dell’amore: le amarezze della vita e la miseria morale degli uomini giungeranno a rovinare tutto. De Oliveira sceglie il punto di vista del protagonista, che racconta a una sconosciuta la sua penosa vicenda. Il film diventa così un lungo flashback, in cui il tema del ricordo doloroso, come in una poesia di Pessoa, diventa materia dell’anima, che il regista portoghese trasforma in cinema. Grazie a un montaggio sublime, che tende a nascondere i rivolgimenti del desiderio, a una macchina da presa che spinge per l’effetto pittorico, e una sceneggiatura nelle cui battute traspare in molti tratti ironia e senso del grottesco, De Oliveira trasforma la vicenda di due amanti perduti nella parabola esistenziale di un Paese (il Portogallo) e di un’intera epoca (il Novecento) sospesi nel mistero delle proprie velleitarie, tragiche aspirazioni.

Marco Luceri
10 settembre 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA

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