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pietrasanta

Niente piazza per il teatro-squillo

Diventa un caso lo spettacolo di Melchionna: il parroco protesta, il sindaco interviene: fuori niente canzone del prologo. E pochissimi spettatori

PIETRASANTA — Al Teatro Comunale di Pietrasanta, per merito del direttore artistico Luca Lazzareschi, arriva la Compagnia di Luciano Melchionna con uno spettacolo dal titolo shock «Dignità autonome di prostituzione». Trenta attori professionisti impegnati in una performance tanto suggestiva e intrigante quanto originale. Mille e cinquecento spettatori in fila davanti al «Parenti» di Milano. Il doppio, addirittura, al Quirino di Roma. A Barcellona l'evento è stato celebrato sulla prima pagina de El periodico de Cataluna. L'altra sera, a Pietrasanta, non più di trenta persone al botteghino alla prima. Una per ciascun artista, escludendo autori e regista e attrezzisti e uomini del service. Manco per pagare le spese. Il classico flop di audience inspiegabile. O forse è colpa del solito atavico sonnambulismo della gente del borgo mediceo. Ma la prima diventa un caso perché il copione dello spettacolo è stato modificato, e non per volontà del regista o dell'autore.

Niente piazza per il teatro-squillo
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Il prologo dovrebbe svolgersi all'esterno, e a Pietrasanta sulla piazza Sant'Agostino dove si affaccia il Duomo sul cui sacrato, giorno e notte, stazionano gruppi di turisti, ragazzini e vitelloni locali. Il resto dello spettacolo invece, in cartellone sino al 14 agosto, si svilupppa invece all'interno del teatro eppoi si parcellizza dentro le piccole stanze del foyer o nei camerini. Il prologo, dunque, è al centro del piccolo scandalo di Pietrasanta. Il capocomico, supportato dal resto della Compagnia, invita la gente a partecipare e un menestrello donna illustra, con uno stornello alla Gabriella Ferri, il tema dell'happening. Per la prima volta dall'entrata in vigore della Legge Merlin, riapre un bordello nel cuore del paese. Puttane e travestiti, trans e onanisti, dark e guardoni. Avanti, signori e signore, a ciascuno il suo. Insieme con il biglietto, lo spettatore riceve cinque dollari (del Monopoli) con i quali remunera la prestatrice (o prestatore) d'opera. Una provocazione, è ovvio. Per alcuni critici un colpo di genio di Luciano Melchionna e di Betta Cianchini che attraverso questo format davvero speciale intendono offrire al «cliente» l'essenza stessa del teatro, dell'arte e della figura dell'attore talvolta in «vendita» permettendo al singolo spettatore di vivere momenti di grande intensità «personalizzata» e a diretto contatto con il protagonista. Bene, benissimo. Anzi, male.

Don Stefano D'Atri, il parroco del Duomo, ascolta le voci recitanti durante le prove in arrivo dalle finestre aperte della canonica. E non gradisce. Concitati, seppure riservatissimi, scambi di telefonate tra la canonica e il gabinetto del sindaco Domenico Lombardi il quale, alla fine, «invita» gli esterefatti responsabili della Compagnia a tagliare l'ouverture canora ed esplicativa. «Manco in Calabria o in Basilicata era accaduto», protesta desolato Melchionna. Si arriva alla fine ad un compromesso, con l'esecuzione del motivo incriminato all'interno del teatro, anche se nessuno poteva immaginare prima che gli spettatori sarebbero stati così pochi. Chiedere spiegazioni al parroco è inutile: «Non intendo dire una sola parola su questa vicenda poiché so perfettamente che le mie parole verrebbero strumentalizzate o distorte come sempre fa la stampa in generale». Il successivo «buongiorno» con tono per nulla misericordioso non concede facoltà di replica. Quelle che, invece, ci saranno fino a domenica sera.

Marco Bernardini
11 agosto 2011(ultima modifica: 12 agosto 2011)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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