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pisa

Addio Lumiere, le luci si spengono

Il monosala di via Porton Rosso,a due passi dall’Università e dalle rive dell’Arno, chiude i battenti, stavolta in via definitiva

PISA - Al giorno d’oggi, in un mondo governato da interessi pecuniari onnipresenti, il romanticismo è spesso considerato alla stregua di un retaggio del passato. Quasi un lusso del quale è possibile fare a meno, nel nome di profitto e funzionalità, i due principi cardine della modernità. Di fronte alla notizia della chiusura di un cinema ultracentenario, un vero e proprio pezzo di storia del nostro paese, uno strappo alla regola è però accordata e la proverbiale lacrima è, una volta tanto, concessa. E’ quanto successo a Pisa, dove lo spettacolo di domenica al Lumiere è stato, con ogni probabilità, l’ultimo di una infinita storia lunga quasi 106 anni.

Il monosala di via Porton Rosso, a due passi dall’Università e dalle rive dell’Arno, chiude infatti i battenti, stavolta in via definitiva, salutando gli ultimi appassionati fedelissimi che hanno seguito fino all’ultimo le vicende di questo cinema. E’ lontanissimo nel tempo quel 16 dicembre del 1905 quando, nei locali opportunamente restaurati dell’ex Caffè dell’Ussero, un gruppo di appassionati decisero di fondare la prima sala cinematografica della città. Quanto romanticismo trasmette questa semplice definizione: profumi di sale affollate di famiglie accorse ad ammirare film in bianco e nero. Attraverso i decenni, in questi stessi ambienti è passata la storia d’Italia, proiettata sul bianco telone a narrare i difficili anni del dopo-guerra e della ricostruzione, fino all’avvento del colore e della società dei consumi. Le difficoltà non erano nuove da queste parti. Basti pensare alla decisione maturata nel marzo del 2001 di sospendere le attività e chiudere al pubblico temporaneamente.

Quasi un letargo in attesa di tempi migliori, di una primavera più feconda per gli incassi di un cinema che stentava a reggere la concorrenza dei primi multisala pieni di folle di giovanissimi. Una tempesta dalla quale i proprietari decisero di provare ad uscire, tentando la strada del cinema a luci rosse, estemporaneo tentativo per frenare l’emorragia di clienti. Per decenni ha resistito sul mercato, alternando le gestioni. L’ultimo sforzo? L’ideazione di un percorso museale della storia del cinema da parte degli ultimi gestori, la Lumiere srl. Una buona idea che sono valsi gli sei anni di vita. Fino all’ineluttabile destino, compiutosi nelle fredde ore della serata di domenica.

Il Lumiere alza quindi bandiera bianca, “stritolato dalle logiche mercantili”, come spiega amareggiata Daniela Meucci, amministratore unico della Lumiere srl. «La verità è che gli addetti ai lavori parlano di film e cultura solo ai festival. Ma poi la distribuzione, anche per i circuiti d’essai, segue unicamente le logiche del profitto». Il risultato? «Le monosale rischiano di chiudere. Ovunque» La profezia cade fragorosa in un momento in cui non lontano, a Firenze, si discute animatamente sull’apertura dell’ormai famoso Multiplex di Novoli, accusato di saturare il mercato cinematografico fiorentino. L’importanza del profitto non si discute. Ma talvolta anche il romanticismo vorrebbe la propria parte.

Andrea Filetti
14 febbraio 2011(ultima modifica: 16 febbraio 2011)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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