cinema
Red carpet e corteo storico
per il prequel di Amici miei
Tutto esaurito al Cinema Odeon per l’anteprima di «Amici Miei come tutto ebbe inizio» di Neri Parenti. Parla il regista: «Un film fatto per amore»
FIRENZE - Ci siamo: dopo due anni di roventi polemiche arriva nelle sale di tutta Italia «Amici miei... come tutto ebbe inizio», il prequel (ambientato nella Firenze del '400) del celebre film girato da Mario Monicelli nel 1975, che il produttore Aurelio De Laurentiis e il regista Neri Parenti hanno voluto realizzare con tenacia e contro ogni prevedibile scetticismo.
Giunto a Firenze per l'anteprima nazionale del film al cinema Odeon insieme a tutto il cast (Christian De Sica, Massimo Ghini, Michele Placido, Paolo Hendel e Massimo Ceccherini, unici assenti Giorgio Panariello e Alessandro Benvenuti), il regista romano (ma di origini fiorentine) si è affrettato a dichiarare che «questa pellicola è un grande atto d'amore nei confronti di un film irripetibile, verso il quale abbiamo nutrito un sentimento di grande rispetto. Del resto abbiamo sviluppato il soggetto originale di chi aveva scritto il primo “Amici miei”: De Bernardi, Benvenuti e Pinelli (alla cui memoria il film è dedicato, ndr)», mentre sulle polemiche e le proteste che stanno accompagnando l'uscita del film ha tagliato corto De Laurentiis: «Rispettiamo chi non condivide, pur senza averlo visto, il film, ma siamo sicuri che al pubblico piacerà».
Il film, nonostante le buone intenzioni (tra cui quella di essere una pellicola in costume, cosa ormai rarissima nel cinema italiano contemporaneo), rivela dei limiti piuttosto grossolani. Non è naturalmente, paragonabile all'opera di Monicelli, ma non è nemmeno un cinepanettone (come temono i detrattori): sembra un paradosso, ma il guaio è proprio questo. Il prequel si sviluppa in due parti. Nella prima si raccontano le zingarate che gli amici perpetrano soprattutto ai danni di ognuno di loro: è così che Duccio, Jacopo, Manfredo, Cecco e Filippo (gli antenati rispettivamente del Perozzi, del Sassaroli, del Mascetti, del Necchi e del Melandri) si adoperano in una serie di scherzi (sono soprattutto storie di tradimenti coniugali) che si trascinano stancamente uno dietro l'altro senza particolare vigore e risultano così una semplice successione di gag che finisce non solo per non far ridere, ma addirittura per annoiare. Ci fosse stata più genuina scurrilità il gioco – paradossalmente – avrebbe avuto più senso. Così invece il film finisce per essere un'opaca rilettura di quella commedia pecoreccia «decamerotica» tanto in voga nel cinema italiano degli anni Settanta.
La seconda parte, in cui su Firenze cala il morbo della peste, è quella che più tenta di recuperare quel rapporto tra la morte e il tentativo di esorcizzarla che rappresenta l'autentico spirito della saga monicelliana: l'episodio dello scherzo fatto dagli amici e da Lorenzo il Magnifico ai danni di Cecco è gustoso, certo, ma è solo un piccolo barlume di originalità in un racconto che continua piatto e prevedibile. In più, e non è certo un dettaglio di poco conto, non c'è quell'empatia tra la macchina da presa di Parenti e i suoi attori (la vera forza del primo «Amici miei» era quella), che si limitano a dare una discreta prova di mestiere e niente più. Alla fine si ha la sensazione che «Amici miei... come tutto ebbe inizio» non sia né carne né pesce, ma una commedia simile a tante altre e perciò destinata – nonostante il probabile successo di pubblico – a essere ben presto dimenticata.
Ieri, il regista Neri Parenti lo ha presentato a Roma. «Ci sono due modi per vedere questa cosa - ha spiegato il regista alla conferenza stampa del film che sarà in sala dal 16 marzo in 500 copie distribuite da Filmauro - io insieme a De Laurentiis abbiamo fatto questo film per amore. Il fatto poi che ci siano degli integralisti che prendono d’aceto (Parenti fa riferimento, tra l’altro, al social network Facebook dove sono ormai in 57 mila contro questo prequel più 33mila in appoggio del boicottaggio) è un problema loro. La lettura buona di questa stessa cosa - ha continuato il regista di tanti cine-panettoni facendo riferimento - è che entrambi amiamo quel film. Solo che per loro il nostro amore è una forma di oltraggio».
A difendere il film, ricchissimo per ambientazione e costumi, è stato anche ovviamente il
produttore Aurelio De Laurentiis: «Intanto parlare di questo Amici miei come di una commedia - esordisce De Laurentiis - è uno sbaglio, perchè c’è molto il senso della morte. Condivido invece con Parenti il fatto che il film è stato concepito solo per amore e anche, va detto, con un atto di fiducia con la certezza che possa essere venduto, come è stato per l’originale, anche all’estero». Sulla mancata dedica al maestro Mario Monicelli nei titoli di coda replica ancora Parenti: «Conoscendo Mario so bene che non era il tipo a cui potevi fare una dedica senza chiedergli il permesso. Avrei avuto paura che mi veniva a tirare i piedi durante la notte». E per togliere alcun dubbio che non ci sia stata nessuna volontà di boicottare questo prequel da parte di Monicelli spiega Aurelio De Laurentiis: «Mario lo avevo sentito solo qualche giorno prima, dunque nessuna polemica. Lui non era certo il tipo che si sarebbe scagliato contro un progetto come questo, e va detto che ormai non ci vedeva neanche più ed era dunque impossibile che lui potesse partecipare a questo progetto».
Marco Luceri
14 marzo 2011(ultima modifica: 17 marzo 2011)© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Ti invitano a vederlo prima di criticare. L'ingresso però è a 8 Euro,che non sono affatto pochi. 4.50 il ridotto over 65(quest'ultimi i soli,se non altro per età,in quanto ancora vivi,che potrebbero apprezzare,diciamo così',costruttivamente). Facciamo così: se ripristinano la riduzione per il sabato -almeno per il primo spettacolo (mi è sembrata demenziale questa decisione vista la crisi degli ingressi in generale)- vado a vederlo (mi sacrifico);altrimenti me lo faccio raccontare e aspetto che passi in tv. Tanto non ci sarà molto da aspettare,se proprio uno vuole.
Rimane il fatto che il progetto è frutto -come moltissimi altri- del marketing. L'arte non c'entra niente. E men che meno i paragoni-di fatto improponibili. Poi se si riderà,meglio. Ce n'è tanto bisogno. In fondo di Montalbano ce n'è uno solo.
Non era assolutamente opportuno fare tutto questo baccano per una squallida operazione; il filmato promozionale è sconfortante nelle sue scenografie più romane che fiorentine, fatto curioso quanto rivelatore, e la povertà della sceneggiatura diventa evidente quando si scopre che per mancanza di idee gli amiconi sono andati a scomodare la ''Novella del Grasso legnaiuolo'', che essendo ordita da Brunelleschi è di 50 anni precedente a Savonarola, altro immancabile e logoro protagonista. Quanto il vero film era assolutamente originale nelle sue battute e nella sua amarezza di fondo, tanto questo si annuncia come il solito guazzabuglio di citazioni maldigerite e adattate alla prevedibile solita incolta platea dei cinepanettoni. Che tristezza
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