il concerto

Marlene Kuntz, di rabbia e riscatto

Cristiano Godano ce l’ha con l’Italia e il suo modo di vivere il rock. Di più: «Penso che l’Italia non sa essere un paese rock»

Rabbia e riscatto: i Marlene Kuntz arrivano in concerto a Firenze, sabato alla Flog, con le batterie cariche dovute al buon riscontro del nuovissimo album «Ricoveri virtuali e sexy solitudini», uscito a fine 2010 e nato da amare riflessioni e «sentimenti di disillusione per ciò che accade alla musica, per sua la perdita di carisma e sensualità e per la morte imminente dell’oggetto-disco - spiega lo storico cantante e front-man Cristiano Godano - Inviterei qualsiasi persona che ha un lavoro a immaginare come si sentirebbe a doverlo fare sempre più a basso costo e per di più sbeffeggiato su internet. Ma questo accade solo ai musicisti, anzi solo ai rockettari italiani. Qualcuno ha pensato che questo disco fosse contro la deriva della musica attraverso internet ma non è vero» o almeno non solo.

Infatti questo ottavo lavoro in studio della band cuneese che fu tra i massimi protagonisti della nuova scena rock italiana degli anni Novanta è anche una reazione alle critiche e alle accuse rivolte da parte di alcuni loro fan alle tante evoluzioni musicali del gruppo. «Ci sono due pezzi su undici che sapevo da subito avrebbero scatenato reazioni da parte di chi ha un po’ la coda di paglia - spiega Godano - Figuriamoci che mi piacerebbe poter scrivere delle canzoni ironiche, o comunque sviluppare la mia ironia nella musica, ma se lo facessi sono sicuro che ci massacrerebbero per colpa dei cliché in cui siamo incastrati». Cristiano Godano non è mai stato un tipo allegro. Anzi l’anima ruvida e "graffiata" dei suoi Marlene è stata la fortuna della band fin d’agli inizi di "Catartica" e "Il Vile".

Ma adesso è proprio arrabbiato. Ce l’ha con l’Italia e il suo modo di vivere il rock. Di più: «Penso che l’Italia non sa essere un paese rock. C’è stato un momento in cui mi sono illuso che potesse esserlo, nei costumi delle persone era presente e importante lo spazio per il rock come linguaggio. Ora invece ai concerti ci vanno soltanto gli addetti ai lavori e gli amanti appassionati, una realtà estremamente minoritaria. L’Italia è un paese non-rock non per colpa della cultura mediterranea perché anche altri paesi della stessa cultura, come la Spagna, hanno un’attitudine alla gioia che si declina nel rock che qui manca. Basta pensare che il maggior festival italiano, l’Heineken Jammin, ormai funziona solo se ci va Vasco Rossi. E infatti quest’anno ci è tornato, altrimenti non funziona».

Si stanno preparando al Concertone del Primo Maggio, anche se non è ancora sicura la loro presenza. E Godano pensa: «L’occasione di Piazza San Giovanni per molte band è uno dei più ghiotti momenti per fare auto-promozione, ma anche se nel nostro repertorio non figura nulla che si possa agganciare alla politica o ai temi civili e sociali, non è certo un concerto come gli altri e occorre stare bene attenti ai pezzi che si scelgono». Nel frattempo, l’inizio del tour dell’ultimo album sta dando soddisfazioni a Godano e compagni: «Ci ha sorpreso constatare che più di altre volte il pubblico era già sufficientemente attrezzato a cantare le nuove canzoni con noi, forse perché è passato molto più tempo del solito tra l’uscita del disco e l’inizio del tour». Ma anche grazie alla forza del singolo, "Paolo anima salva" che a detta dello stesso autore si avvicina «a un linguaggio da radio commerciale» e ha un ritornello «che mi emoziona ogni volta che lo canto con la curiosa sensazione di sentirci dentro qualcosa di dylaniano del periodo di "Desire" e "Hurricane"».

Edoardo Semmola
15 aprile 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA