al maggio
La Manon Lescaut trasformista
Il regista: «In uno spettacolo bisogna dare allo spettatore il senso delle quattro diverse stagioni che Manon attraversa»
È la Manon Lescaut "trasformista" dei sentimenti quella che va in scena da venerdì al Teatro del Maggio musicale fiorentino. «Si tratta di un’opera complessa per il regista - ha spiegato Olivier Tambosi - in uno spettacolo bisogna dare allo spettatore il senso delle quattro diverse stagioni che Manon attraversa: da timida giovane diventa affascinante seduttrice, poi perde la sua interiorità e identità nella deportazione verso gli stati uniti e infine si strugge per la vita prima di perderla».
Alla presentazione, curata dal direttore artistico del teatro Paolo Arcà, anche il direttore d’orchestra, il maestro Bruno Bartoletti, energetico fiorentino sul podio del "Comunale" a 87 anni, sette anni dopo la sua ultima volta in corso Italia: «Si potrebbe pensare che questo, ideato per la Lyric Opera di Chicago nel 2005, sia un allestimento tradizionale ma così non è, anzi, il regista ha lavorato molto sui personaggi e gli interpreti rendendoli non delle belle statuine ma corpi vivi che agiscono». Regista e direttore d’orchestra entrambi concordi sulla necessità di rifuggire dalle riletture invasive delle opere «Puccini va trasmesso senza stravolgimenti» ha detto Bartoletti, mentre Tambosi - al debutto italiano - ha aggiunto «Il cinema e la tv possono usare certe tecniche molto meglio, io preferisco limitare lo strumento tecnologico a quei pochi casi in cui può aiutare la resa di un concetto al pubblico».
Cinque le repliche (oltre alla prima la Manon andrà in scena anche il 20, 22, 24 e 26 febbraio), sul palco Adina Nitescu sarà Manon (sostituita il 22 da Michele Capalbo), Roberto de Candia nel ruolo di Lescaut, mentre Walter Fraccaro sarà il cavaliere des Grieux (Francesco Anile il 22 febbraio). Fu proprio l’opera pucciniana a far virare il regista, all’età di 11, anni, da altre passioni «Prima era Wagner il mio solo Dio, poi ascoltai la Manon e vi trovai spunti Wagneriani tradotti nell’opera italiana alla maniera di Verdi, così come trovo molti elementi della tradizione francese in una composizione che credo annunci l’impressionismo» ha spiegato Tambosi ai giornalisti.
Edoardo Lusena
16 febbraio 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA
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