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IL FILM DELLA SETTIMANA

Carnage

Il salotto borghese di New York diventa una sorta di caleidoscopio dell'orrore domestico

Regia: Roman Polanski; Interpreti: Jodie Foster, Kate Winslet, Christoph Waltz, John C. Reilly; Sceneggiatura: Roman Polanski, Yasmina Reza; Fotografia: Pawel Edelman; Musica: Alberto Iglesias; Montaggio: Hervé de Luze; Scenografia: Dean Tavoularis; Costumi: Milena Canonero; Produzione: Constantin Film, Sbs Productions, Spi Poland; Distribuzione: Medusa. Francia/Germania/Polonia/Spagna, 2011, 79'

Alla Mostra del Cinema di Venezia è stato fino all'ultimo in lizza per il Leone d'Oro. E anche se il vincitore non poteva non essere che il sublime Faust di Sokurov (davvero un altro livello rispetto a tutti gli altri film in concorso), Carnage, l'ultimo film di Roman Polanski, è stata sicuramente una tra le pellicole più entusiasmanti tra quelle viste al Lido. Soprattutto per un motivo, insito nella sfida che il film propone: è possibile trasformare una pièce teatrale di successo (nella fattispecie Il dio del massacro di Yasmina Reza) in un film che ne ricalchi le dinamiche narrative, ma ne sia al contempo qualcosa di profondamente diverso? Il regista americano c'è riuscito e ha fatto un piccolo miracolo, dimostrando ancora una volta quanto il linguaggio del cinema possa risplasmare a suo piacimento l'unità di luogo (di aristotelica memoria) del teatro.

Guardando Carnage, infatti, è proprio questo che colpisce: il salotto borghese di New York (da sempre croce e delizia di tanto teatro americano engagé), trasformato in una morsa stringente fatta di dialoghi serrati, sguardi cattivi, battute pungenti, false maniere, diventa grazie al montaggio qualcosa di terribilmente palpabile, una sorta di caleidoscopio dell'orrore in cui ciò che doveva essere riappacificato (un banale litigio tra i figli di due coppie) diventa motivo scatenante di rabbia repressa e violenza sottaciuta. Polanski spezza l'unica, lunga scena che costituisce l'intero film, in una miriade di immagini che vivisezionano letteralmente i personaggi e l'ambiente: tutta l'azione viene così accellerata, rallentata, ampliata, ristretta, capovolta, tanto che lo spettatore resta disorientato e non può che lasciarsi andare a questo continuo, sublime, rutilante, gioco al massacro, magistralmente reso “fisico” da un poker di attori straordinari.

Marco Luceri
16 settembre 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA

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frase memorabile
18.09|18:06

"e sono contenta che mio figlio abbia rotto i denti al vostro. E mi ci pulisco il c... con i vostri diritti umani". Sublime!

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