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IL FILM DELLA SETTIMANA

Le Idi di Marzo

George Clooney torna al thriller politico tra i favoriti per i prossimi premi Oscar. Ci riconsegna il ritratto di un'America cinica e spietata

Regia: George Clooney; Interpreti: George Clooney, Ryan Gosling, Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti; Sceneggiatura: George Clooney, Grant Heslov, Beau Willimon; Fotografia: Phedon Papamichael; Musiche: Alexandre Desplat; Montaggio: Stephen Mirrione; Scenografia: Sharon Seymour; Costumi: Louise Frogley; Produzione: Smoke House, Appian Way, Cross Creek Pictures; Distribuzione: 01. USA, 2011, 102'

In Toscana è in queste sale: Firenze: Fiorella, Principe, Uci; Arezzo: Eden, Uci; Livorno: Grande; Montevarchi: Cine8; Pisa: Isola Verde; Pistoia: Roma; Poggibonsi: Politeama; Prato: Eden; Siena: Nuovo Pendola.

George Clooney torna al suo genere preferito, il thriller politico, stavolta travestito da film «di formazione», visto che al centro della storia c'è Stephen Myers, un giovane e idealista guru della comunicazione che, collaborando alla campagna elettorale di Mike Morris, candidato democratico alle elezioni presidenziali americane, verrà a contatto con la dura realtà di una politica fatta di trucchi, inganni e pugnalate alle spalle. «Le Idi di Marzo», che ha aperto l'ultima Mostra di Venezia ed è tra i favoriti per i prossimi premi Oscar, ci riconsegna il ritratto di un'America cinica e spietata, in cui la lotta per il potere è oggetto di reciproci favori, pericolose connivenze, affari sporchi e menzogne, e in cui si gioca con la vita delle persone come in una complicata partita a scacchi.

La libertà creativa di Clooney – che sembra non sbagliare un colpo – stavolta gioca sul filo sottile del politicamente scorretto: lui, volto liberal per eccellenza, pur chiamando in causa l'intera politica americana, sferra un colpo durissimo all'immagine del Partito Democratico, costruendo il personaggio di Morris come una sorta di mix tra la rassicurante spericolatezza di Bill Clinton (alle prese con gli scandali sessuali) e l'ecumenico carisma (che spesso fatica a trasformarsi in azione politica convicente) di Obama, ovvero i due «miti» democratici degli ultimi vent'anni. Soffiano forti su quest'impostazione certe suggestioni da cinema americano anni '70, in cui il complotto, la paranoia, l'immobilismo e le menzogne scambiate per verità erano pane quotidiano.

Attenzione, tuttavia, a non scambiare «Le Idi di Marzo» per un film qualunquista in cui «sono tutti uguali» (del resto in America si vota tra meno di un anno) o, ancora peggio, per una pellicola moralista e fustigatrice. Il discorso è più sottile e investe sia la narrazione (classica per il meccanismo a orologeria dell'intreccio) sia lo stile visivo, tutto retto dal reciproco spalleggiarsi dei cinque attori protagonisti. Clooney (nei panni di Morris) e il superlativo Ryan Gosling (il nuovo volto emergente di Hollywood che dà vita a Stephen) costruiscono una sottile partita a due, in cui la recitazione diventa soprattutto una questione di apparenze: le loro facce pulite, sbarbate, sorridenti e leali si trasformano pian piano in impenetrabili maschere di odio e feroce opportunismo, in un sottilissimo parallelo tra l'arte dell'attore e quella del politico, ambedue “costretti” a recitare sul palcoscenico della vita e davanti a un pubblico plaudente. I due attori sono in questo magistralmente spalleggiati dai due migliori caratteristi americani di oggi, Philip Seymour Hoffman e Paul Giamatti, abilissimi come sempre nel rendere a pieno una fisicità debordante e quasi clownesca, nonché dalla giovane Evan Rachel Wood, affascinante e pericolosa. Proprio come la politica.

Marco Luceri
17 dicembre 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA

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1
Eddai....
19.12|19:39

E' un film, cerchiamo di ricordarcelo, non un documentario, gia' che in Italia si pecca di complottismo. E' un film e basta.

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