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il film

Missione di pace (e guerra)

Per l'anteprima il regista fiorentino Francesco Lagi ha scelto il Teatro Verdi (mercoledì alle 21), dove presenterà il suo lungometraggio d'esordio insieme al cast

Il titolo suona quasi come una beffa. Sì, perché «Missione di pace» è in realtà un film di guerra. E di risate. Un po' come «M.A.S.H.» di Robert Altman o «Mediterraneo» di Gabriele Salvatores. Per l'anteprima il regista fiorentino Francesco Lagi ha scelto il Teatro Verdi (mercoledì 19 ottobre alle 21), dove presenterà il suo lungometraggio d'esordio insieme al cast, nella prima proiezione pubblica seguita a quella fatta alla Mostra del Cinema di Venezia (sezione “Settimana della critica”).

Sono due le guerre che questa divertente commedia racconta; la prima è quella che vede protagonista il capitano Sandro Vinciguerra (Silvio Orlando), accompagnato da un gruppo di soldati scalcagnati, deve catturare un feroce ex criminale di guerra nei Balcani; la seconda è quella di Giacomo (il giovane Francesco Brandi), il figlio pacifista di Sandro, animato dalla ferrea volontà di distruggere la carriera del padre militare. Ma anche Giacomo ha un problema: tenere a bada l’ingombrante fantasma di Che Guevara (un inedito Filippo Timi) che gli appare spesso e volentieri durante la giornata. In questa situazione di avventurosa convivenza, tra mangiatori di orsi e partite di risiko, carri armati fuori controllo, disillusioni e rivoluzionari in crisi, padre e figlio affronteranno la loro guerra personale. «La guerra è un argomento serio e controverso, ma volevamo raccontarlo in maniera insolita, farsesca – ci racconta il regista, allievo di Paolo Virzì – perché credo che questo sia il punto di vista migliore per guardare alla dialettica tra pacifismo e missioni militari che tanto continua ad animare il dibattito pubblico in Italia».

I due protagonisti all'inizio sembrano lontani, in realtà si assomigliano molto più di quanto sembri: «I due personaggi nascono dall'idea di farli interpretare a due attori ben precisi – ci spiega Lagi – che sono proprio Silvio Orlando e Francesco Bardi. Quest'ultimo nella vita è un pacifista convinto e così, nel tratteggiare il suo carattere, abbiamo ad esempio accentuato certe sue movenze, certi suoi gesti, certe sue caratteristiche fisiche. Nel film c'è anche Alba Rorhwacher, che era molto interessata all'idea di interpretare la parte di un soldato stralunato. Quando poi ho contattato Timi e gli ho spiegato che volevamo fosse lui il nostro Che Guevara, ha accettato subito». Il Che nel film è molto “smitizzato”, tanto da apparire come un rivoluzionario stanco e dalle esigenze “inaspettate”, come il gusto per il cibo e per lo shopping: «Che Guevara è sempre stato un mito e una guida per molte generazioni e per un pacifista intransigente come Francesco è una vera e propria rivelazione scoprirlo diverso da come lo aveva sempre immaginato – ci spiega Lagi - Il suo fantasma è la chiave di volta del film, il cui significato sta proprio nel voler ironizzare sui miti e le ideologie che vengono spesso prese come dogmi e che invece il più delle volte si rivelano insufficienti a farci comprendere come va il mondo».

Marco Luceri
17 ottobre 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA

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