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la rassegna

Sarah, artista globetrotter

La regista inglese sarà a Firenze lunedì 21 al cinema Odeon (ore 21), nell'ambito del festival «Lo schermo dell'arte» per i suoi due nuovi lavori

Appiccicatele addosso l'etichetta di regista/artista/globetrotter e forse ne sarà contenta. Perché Sarah Morris, oltre a essere una dei più rigorosi e originali volti dell'arte contemporanea, incarna più che mai quel profilo globale e intermediale che caratterizza la cultura visiva di oggi. La regista inglese sarà a Firenze per presentare lunedì 21 al cinema Odeon (ore 21), nell'ambito del festival «Lo schermo dell'arte» due nuovi lavori: Chicago e Points On A Line. Erede di Barnett Newman, Sarah Morris lavora dagli anni Novanta alla creazione di rigorose e seducenti composizioni astratte, pittoriche e cinematografiche, indagando attraverso l'architettura la trasformazione degli scenari metropolitani contemporanei.

Chicago costituisce l'ultima tappa di un più ampio progetto di ritratti di città (tra cui New York, Las Vegas e Miami) sviluppato dalla regista negli ultimi tempi; film dalla lunga gestazione (circa otto anni), è incentrato su uno degli edifici più simbolici della metropoli americana, il John Hancock Center, grattacielo polifunzionale unico nel suo genere, sede di appartamenti, negozi, ristoranti, piscine e molteplici attività ricreative e sulla cui sommità si erge una gigantesca antenna curiosamente simile, nella forma, a un grande insetto. La via del suo personale astrattismo passa proprio da qui, nel trasformare il tessuto urbano in un enorme quadro di colori, luci e geometrie variabili. Grazie anche alla collaborazione con il musicista Liam Gillick, l'edificio diventa per Sarah Morris anche una sorta di gigantesco cavalletto, dove posizionare la macchina da presa per osservare il macrocosmo urbano e le migliaia di persone che incessantemente si muovono al di là delle finestre.

«Ci sono diversi angolazioni in cui poter posizionare la cinepresa – racconta Sarah Morris - Nei miei film scelgo sempre di girare alcune sequenze in un modo non ortodosso. Come accade ad esempio in Chicago e negli altri film dedicati alle città, la cinepresa cattura sempre delle persone vere che si spostano in un determinato spazio e in un preciso istante. Tuttavia io non posso dire con certezza che loro non sanno di essere ripresi, e dunque persiste sempre il dubbio su ciò che fanno: si comportano in maniera naturale o stanno “recitando”? La distanza tra ciò che appare vero e ciò che è falso mi pare sempre molto labile, ecco perché non credo al cinéma-vérité: la realtà è finzione».

In Points On A Line la regista ritrae invece due edifici simbolo dell'architettura modernista: la Farnsworth House di Ludwig Mies van der Rohe nell'Illinois e la Glass House di Philip Johnson nel Connecticut, abitazione del celebre architetto fino al 2005 e oggi sede di un'importante collezione di arte e design. Le riprese dei due siti, realizzate di giorno e di notte, gettano uno sguardo sulla bellezza dei paesaggi circostanti, sulle geometrie degli ambienti, sui colori degli arredi e degli oggetti. Sarah Morris ha meticolosamente seguito l'ordinaria quotidianità (comprensiva di una meticolosa opera di pulizia e conservazione) delle due strutture, non rinuciando a montare le immagini con quelle di altri luoghi legati alla vita e al percorso artistico/professionale dei due architetti. L'uso che Morris fa del linguaggio cinematografico in relazione all'architettura produce delle immagini che vanno oltre la funzionalità e i bisogni dell'abitare. Sono luoghi che continuano ad apparire misteriosi nonostante siano perennemente aperti.

Marco Luceri
19 novembre 2011(ultima modifica: 21 novembre 2011)© RIPRODUZIONE RISERVATA