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lo spettacolo

Canta, Grande Fratello

Al Maggio Musicale un reality in versione lirica. Ma senza lieto fine. Per mostrare cosa è diventato il nostro Paese centocinquanta anni dopo i moti risorgimentali

Sette guitti per un lavoro sui 150 dell’Unità d’Italia dal retrogusto amaro. La presentano così Gianluigi Melega e Luca Mosca, rispettivamente librettista e autore delle musiche, l’opera nuova del 74 ° Festival del Maggio Musicale Fiorentino. Insieme hanno già portato in scena Signor Goldoni, Mr. Me, e Freud, Freud. Questa volta con L’Italia del destino, Real-Italy in prima assoluta qui a Firenze la loro scommessa è forse più alta. Mostrare cosa è diventato il nostro Paese centocinquanta anni dopo i moti risorgimentali. La conclusione secca ce la suggerisce lo stesso Melega: «Un luogo che ha perso per strada ideali e valori, diversissimo da quello che ha visto morire i protagonisti dei moti unitari» .

I sette tipi umani individuati dai due artisti per raccontare l’Italia del 2011 rappresentano l’altro Paese, quello scollato dalla verità di tutti i giorni, quello della presenza pervasiva della televisione, della pubblicità, dei Tg edulcorati. Un Paese triste e amorale. Quello insomma del Grande Fratello. «In un’ora e mezzo di spettacolo, in un atto unico— anticipa infatti Luca Mosca — portiamo in scena un Grande Fratello tradotto in opera lirica. Un reality tv, con tanto di amorazzi, eliminatorie, pianti e confessioni come quelli che siamo abituati a vedere su Canale 5» . Nelle due recite in programma al Goldoni il 15 e il 17 maggio vedremo sette macchiette grottesche che rappresentano altrettanti archetipi della contemporaneità. Dentro la casa di Real-Italy ci sono: «La Cameriera che è un’ex ricca costretta a mischiarsi con persone di ceto sociale più basso del suo, Sexilia che punta tutto sulla sua carica erotica, la Stilista che ha un ego smisurato crede per questo di essere in grado di dettare legge sulle nuove tendenze», spiega Melega. E ancora, aggiunge Mosca: «Il Cantante stonato, la Diva che è una presuntuosa senza talento a cui faccio interpretare della musica jazz in maniera grottesca e il Creativo che vende se stesso in una recitazione forzata un po’ come il De Sica di Pane amore e fantasia» . Poi c’è anche Palestrato becero e qualunquista.

E su tutti aleggia, la figura del Presentatore. Il riferimento all’Italia unitaria trova spazio grazie a un doppio espediente. «Da un lato— aggiunge Mosca — abbiamo voluto puntare sul carattere regionale di ogni personaggio. Per dire, la Diva è un’insopportabile razzista sedicente trentina, ce l’ha a morte coi terroni, salvo poi mostrare le sue vere origini, napoletane, nel corso del reality. E questa specificità territoriale è presente in ogni personaggio a significare la disunità degli italiani in occasione di questo importante compleanno del Paese» . Ma non solo: una parte dell’opera sarà dedicata a una prova di cultura generale a cui sono sottoposti gli inquilini della casa. Prova disastrosa che la dice lunga sulla cultura generale delle persone che popolano la nostra tv. «Alla domanda come si è ferito Garibaldi’’— suggerisce Mosca — c’è chi risponde ‘‘ non ricordo, credo sciando’’» . Il fatto che l’opera metta in scena un reality ha portato i due artisti a ricalcare il ritmo televisivo. Ecco perché lo scheletro dell’opera ha una grammatica da Tv commerciale: «In un’ora e mezzo — anticipa ancora il maestro Mosca— ci sono 11 scene, 9 stacchi pubblicitari, due Tg con sigla originale, 4 confessionali, 1 prologo e un epilogo» .

E qui, proprio nell’epilogo, è contenuta la parte più forte di tutta la pièce in musica. I personaggi sono sottoposti a eliminatorie esattamente come quelli dei veri reality. Il pubblico del televoto ne sancisce l’eventuale vittoria o eliminazione. Solo che sarà quest’ultimo l’esito a cui tutti saranno costretti a uniformarsi. Come in una sorta di pubblica esecuzione cadranno tutti sotto la mannaia del telecomando e saranno fatti fuori chi ucciso per via della ghigliottina, chi impiccato e così via. Solo uno si salverà dall’atroce verdetto. E questo unico sopravvissuto si suiciderà. Finale amaro, amarissimo disvelato dallo stesso Mosca che dice: «Non credo di rovinare la sorpresa. La mia, la nostra, è un’opera, non un giallo. E il fatto che i protagonisti, le cui personalità ho cercato di valorizzare attraverso l’espediente del ritmo, facciano questa fine la dice lunga sulla nostra idea del prodotto tv. Qualcosa di cui ho orrore e che da qualche mese ho bandito dalla mia esistenza. Non la vedo più. Basta. E dire che un tempo riuscivo a stare davanti alla tele fino a tre ore al giorno» . Non che Melega la pensi diversamente.

«Io— dice il librettista — credo che l’evoluzione del nostro paese sia in realtà un’involuzione. Quando ci hanno commissionato l’opera per i 150 anni abbiamo pensato a lungo a cosa potesse rappresentare al meglio la nostra contemporaneità. L’aver scelto dei personaggi come quelli del Real-Italy, la dice lunga sui passi che ha fatto la nostra storia» . Dei passi da gambero verrebbe da dire per parafrasare le parole di Mosca, ma verso l’abisso. «Non so se ci sia soluzione a tutto ciò. Non so se abbia senso censurare spettacoli come questo e come quello che Mtv girerà a Firenze. O se sia meglio arrendersi alla loro forza prepotente» . Certo è che lui nella sua opera li ha fatti morire.

Chiara Dino
21 aprile 2011(ultima modifica: 22 aprile 2011)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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