monticchiello
L'Italia in piazza col teatro povero
Torna l'appuntamento con la recitazione partecipata del Teatro Povero di Monticchiello, che da sabato fino al 14 agosto metterà in scena «Argelide. Dal debito pubblico alla comunità che resiste»
MONTICCHIELLO - Torna puntuale l'appuntamento con la recitazione partecipata del Teatro Povero di Monticchiello, che a partire da sabato e per le tre settimane successive metterà in scena, nella piazza principale del paese immerso tra i campi arati della Val d'Orcia a pochi chilometri da Pienza, il 45esimo autodramma (così lo definì Giorgio Strehler) scritto, diretto e recitato dalla gente del borgo. Quest'anno il titolo dello spettacolo è “Argelide. Dal debito pubblico alla comunità che resiste” e vede al centro della scena una famiglia allargata di contadini riunitasi per la morte della capostipite (Argelide, per l'appunto) che trascende in una chiacchierata collettiva sui problemi prima della piccola collettività e poi del Paese, quello con P maiuscola. Senza dimenticare i 150 anni dell'Unità d'Italia, con tutte le contraddizioni del nostro paese.
Ad interpretarlo, come di consueto, gli abitanti di Monticchiello, un nutrito gruppo di persone – dai 10 agli 80 anni – che a partire da gennaio si incontra e decide passo dopo passo di cosa parlare e come mettere in scena la piece, sempre sotto la guida dello storico regista della compagnia Andrea Cresti. «Siamo particolarmente contenti – spiega Lucio Vignai, presidente della cooperativa di Monticchiello – perché oltre ad avere la compagnia teatrale offriamo alcuni servizi alla collettività, come l'ufficio turistico o la distribuzione dei farmaci a chi ne ha bisogno, non essendoci una farmacia cittadina. Oggi abbiamo un vero e proprio emporio polifunzionale, con tanto di accesso a internet». Condividere, questa sembra la parola d'ordine nella frazione di Pienza, dove è una consuetudine prendere decisioni collettive. «Abbiamo cominciato a fare teatro – spiega il regista Cresti – quando il paese stava subendo un drastico spopolamento. La mezzadria scompariva e la gente fuggiva in cerca di lavoro. Il merito della compagnia è quello di aver recuperato sul palcoscenico la vita di un paese che nella realtà veniva abbandonato».
Ed è un grande merito, perché contribuisce a tenere viva una tradizione che costa molto impegno alla popolazione, ma contribuisce a tenerla unita, salda e vivace. «L'unica cosa - continua Cresti – che mi suscita un velo di malinconia è il pensiero che l'ultimo giorno di replica, a metà agosto, coincide con l'ultima volta che il copione del rispettivo anno verrà recitato». Un motivo in più per non perdersi lo spettacolo. E dopo cena, tutti a mangiare un bel piatto di pici cacio e pepe serviti, manco a dirlo, dagli abitanti del paese. Gli stessi che fino a un momento prima recitavano sul palcoscenico. info: www.teatropovero.it
Ludovica Zarrilli
22 luglio 2011(ultima modifica: 25 luglio 2011)© RIPRODUZIONE RISERVATA
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