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cinema

L'alieno sbarca a Tirrenia

Gipi, uno dei più celebri disegnatori e fumettisti italiani, sta ultimando le riprese del suo primo lungometraggio da regista, L'ultimo terrestre

Chi conosce quel pezzo di Toscana, poco lontano da Pisa, che è Tirrenia, a due passi dalla base militare americana di Camp Darby a tutto potrebbe pensare tranne che sia un posto dove possano sbarcare gli alieni. Ma forse non è così, almeno nella fantasia di chi ha fatto della provincia solitaria, impenetrabile e sentimentale parte del sua poetica e del suo formidabile percorso artistico. Stiamo parlando di Gianni Pacinotti, in arte Gipi, uno dei più celebri disegnatori e fumettisti italiani, che in questi giorni sta ultimando le riprese del suo primo lungometraggio da regista, L'ultimo terrestre, prodotto dalla Fandango di Domenico Procacci in collaborazione con Rai Cinema e con il supporto della Toscana Film Commission.

Ispirato a un'antologia di brevi graphic novels realizzate da Giacomo Monti, Nessuno mi farà del male, il film narra la storia dell'ultima settimana di una paese europeo (in piena crisi economica) prima dell'annunciato arrivo di una civiltà extraterrestre, vista attraverso gli occhi di un uomo solo, che odia le donne e non desidera per sé altro che routine e solitudine. Tra un ciak e l'altro, sotto il sole cocente di questa bollente primavera, Gipi si muove tra cineprese, attori e comparse da consumato professionista: «Non diresti mai che è al suo primo film – confessa sornione Procacci – è raro nel nostro cinema trovare un clima così caloroso come sul set di questo film».

Benevole parole di un produttore? Forse, ma sta di fatto che quando Gipi parla del film ha le idee chiarissime: «E' una storia che parla della verità e sto cercando di realizzarla a modo mio, senza privilegiare in particolare gli aspetti comici o drammatici. E' un'esperienza davvero singolare fare l'adattamento di un fumetto non tuo, ma penso sia meglio così, soprattutto per me, che faccio sempre molta fatica a prendere le giuste distanze dalle mie storie, sempre autobiografiche». E il cinema? Spesso si dice che pensare la storia di un graphic novel significhi già lavorare con le inquadrature: «E' vero, io ho spesso lavorato “pensando” già per immagini e scrivendo i testi come se si trattasse una sceneggiatura. Il cinema rispetto al disegno ti da' maggiori libertà espressive: i movimenti della cinepresa ad esempio, come il piano-sequenza e i carrelli, sulla tavola li puoi solo evocare».

Alla fine però la domanda è sempre la stessa: ma perché proprio gli alieni? «Gli alieni sanno che cosa è giusto e che cosa è sbagliato, il loro è un avvento di tipo religioso e questo mi sembrava un punto di vista inedito. Sto girando nella terra in cui sono nato per una sorta di affinità estetica e sentimentale con questi luoghi, ma non ho voluto fare un film “toscano”. Cerco piuttosto di raccontare un'Italia proiettata in avanti, dove l'idea di un cambiamento è impensabile. Ma state tranquilli, non sarà un film pessimista». Parola di Gipi.

Marco Luceri
24 maggio 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA

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