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il film della settimana

Silvio Forever

Due firme del Corriere della Sera, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, hanno proposto a Faenza di raccontare in un documentario vita e miracoli di Berlusconi

Regia: Roberto Faenza, Filippo Macelloni;
Soggetto:
Sergio Rizzo, Gian Antonio Stella;
Produzione: Ad Hoc Film;
Distribuzione: Lucky Red; Italia, 2011, 85'.

In Toscana è in queste sale: Firenze: Flora; Arezzo: Eden; Campi Bisenzio (FI): Uci Cinemas; Grosseto: Nuovo Stella; Livorno: 4 Mori, The Space; Lucca: Italia; Prato: Eden; Scandicci (FI): Cabiria; Siena: Nuovo Pendola.

Tanti anni fa (era il 1976, tutta un'altra epoca) il titolo (Forza Italia!) ai più sembrò incisivo, ma innocuo. Gli stessi, molti anni dopo, capirono che la realtà aveva superato la fantasia e che forse quel documentario in cui Roberto Faenza tentava di fare un ritratto della Dc allora al potere avrebbe avuto bisogno di un'appendice. Così, due firme di razza del Corriere della Sera, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, hanno proposto allo stesso Faenza di raccontare in un nuovo documentario vita e miracoli di Silvio Berlusconi, il più importante divo italiano degli ultimi trent'anni: Silvio Forever, da oggi nelle sale, è questo, ma anche molto di più. Chi si aspetta un'invettiva militante contro il Cavaliere rimarrà deluso, perché Faenza (con l'aiuto dell'amico Filippo Macelloni) non si mette a fare la concorrenza a Sabina Guzzanti & co., ma preferisce usare la voce narrante dello stesso Berlusconi (raccolta da Paolo Guzzanti anni fa per realizzare un libro) per imbastire il racconto di questa autobiografia non autorizzata.

Le decine e decine di filmati, foto, ritagli di giornale, documenti vari e quant'altro costituisce il corpus del film prendono la forma di un'inconsapevole, ironica e a tratti davvero divertente autoconfessione indiretta. E' così che l'infanzia del Cavaliere, l'edificazione del suo impero economico-mediatico, nonché del suo mito politico-culturale riassumono in sé le trasformazioni epocali vissute dal Paese e incarnate da quest'uomo in tutta la loro contrastante essenza. Gli spettatori passano dal Silvio chansonnier al donatore di dentiere, dai cerimoniali tra capi di stato alle adunate delle folle adoranti, dai lustrini televisivi all'odore di santità, tutto sospeso tra verità e leggenda: un grande attore, insomma, patinato e istrionico, dai tempi comici perfetti (non a caso Faenza sceglie come contraltare non l'opposizione ufficiale dei D'Alema & Veltroni, ma quella molto più efficace dei Benigni e Luttazzi, dei Cornacchione e dei Fo) e dalle capacità camaleontiche straordinarie, capace più di ogni altro di alimentare il mito più grande dell'Italia di oggi: se stesso.

Marco Luceri
25 marzo 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA

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