IL FILM DELLA SETTIMANA
The Housemaid
Al cinema il lussuoso remake dell'omonimo celebre film diretto nel 1960 da Kim Ki-young: tra eros e borghesia
Regia: Im Sang-soo; Interpreti: Jeon Do-youn, Lee Jung-jae, Youn Yuh-jung; Sceneggiatura: Im Sang-soo; Fotografia: Lee Hyung-deok; Montaggio: Lee Eun-soo; Musiche: Kim Hong-jip; Scenografia: Yang Hyeon Mi; Costumi: Choi Se-yeon; Produzione: Mirovision Inc., Sidus Fhn; Distribuzione: Fandango Corea del Sud, 2010, 107'
In Toscana è in queste sale: Firenze: Uci Cinemas; Arezzo: Eden; Campi Bisenzio (FI): Uci Cinemas.
Presentato circa due mesi fa in anteprima nazionale proprio a Firenze, durante l'ultima edizione del Korea Film Fest, The Housemaid di Im Sang-soo è il lussuoso remake dell'omonimo celebre film diretto nel 1960 da Kim Ki-young. Al centro della vicenda le torbide vicende di una giovane e remissiva cameriera che attraverso l'eros stravolge la tranquillità borghese della famiglia d'alto rango presso la quale viene assunta. All'inizio degli anni Sessanta il film segnò un punto di svolta nella storia del cinema coreano, perché mise in discussione il ritratto perbenista della donna come angelo del focolare e fece esplodere il carattere perverso e dirompente di una sessualità incontrollata. La non facile operazione tentata da Im Sang-soo a mezzo secolo di distanza va necessariamente a scontrarsi con l'artificiosa onnipresenza visiva della sessualità nell'immaginario contemporaneo.
Ciò spiega in parte perché il regista coreano abbia centrato l'impianto del film non tanto sull'audacia di certe scene – pur significative – ma piuttosto sul decor, per simboleggiare attraverso di esso non tanto la scabrosità di una perversa relazione extraconiugale, ma piuttosto l'abissale distanza tra chi detiene il potere e chi (passivamente) lo subisce. Come accade spesso nel cinema coreano di oggi, il conflitto sociale (ricchi contro poveri) e di gender (maschio contro femmine) si risolve prima nell'umiliazione del più debole poi nell'esplosione della violenza, che qui assume le dinamiche di una vendetta collettiva che finisce per torcersi contro chi l'ha ordita.
L'immensa, linda, oscura e raggelante villa in cui si consuma lo scontro tra i vari personaggi, ripresa da Im Sang-soo spesso in totali che isolano i protagonisti della storia in uno spazio ieratico e straniante, è una sorta di labirinto senza uscita, un covo di vipere pronte ad azzannarsi l'una contro l'altra, metafora anch'esso dell'ineluttabilità del destino. Raggelante nelle scelte visive, volutamente eccessivo nell'arditezza formale, il film di Im Sang-soo è quindi un interessante esperimento di “rilettura”, nonostante certe scelte narrative discutibili e un finale troppo slegato dal resto del film. Al di là di questo, forse il suo limite sta proprio nella freddezza del tono generale, che non riesce mai scaldare veramente il cuore dello spettatore. Per un thriller a sfondo erotico non è proprio il massimo.
Marco Luceri
27 maggio 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA
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