il film della settimana
Midnight in Paris
Al di là della geografia sentimentale e del divertimento condito di gag e battute, il film è serissimo, perché fa una bella caricatura della difficoltà dell'Occidente contemporaneo a metabolizzare un passato idealizzato
Regia: Woody Allen; Interpreti: Kathy Bates, Adrien Brody, Marion Cotillard, Rachel McAdams, Michael Sheen, Owen Wilson; Sceneggiatura: Woody Allen; Fotografia: Darius Khondji; Montaggio: Alisa Lepselter; Scenografia: Anne Seibel; Costumi: Sonia Grande; Produzione: Mediapro, Versàtil, Gravier, Pontchartrain; Distribuzione: Medusa. USA/Francia/Spagna, 2011, 94'
In Toscana è in queste sale: Firenze: Colonna, Flora, Fulgor, Uci; Arezzo: Eden, Uci; Barga: Roma; Campi Bisenzio: Uci; Castel del Piano: Roma; Cecina: Tirreno; Chiusi: Clev Village; Empoli: Excelsior; Figline Valdarno: Nuovo S.A.S; Grosseto: The Space; Livorno: The Space; Lucca: Centrale; Marina di Massa: Stella Azzurra; Montecatini Terme: Excelsior; Montevarchi: Cine8; Pietrasanta: Comunale; Pisa: Odeon; Pistoia: Lux; Poggibonsi: Italia; Pontedera: Cineplex; Prato: Omnia Center, Terminale; Santa Croce sull'Arno: Lami; Scandicci: Cabiria; Sesto Fiorentino: Grotta; Sinalunga: Uci; Viareggio: Goldoni.
Dopo un bel po' di anni in cui è stata data la precedenza a megaproduzioni hollywoodiane, quest'anno per l'apertura del Festival di Cannes è arrivata una dolce sorpresa: sempre di giganti si tratta (Woody Allen), ma di ben diversa natura: «Midnight in Paris» ha rimesso in scena sulla Croisette quel rapporto mitico e naif che molti spettatori del mondo hanno con la Francia, riassumibile con quello che si ha con la sua capitale, più che una città il simbolo di un modo di intendere la vita. Il regista newyorkese, nell'ennesima mise en abyme del proprio personaggio, ha scelto di vestire i panni di “un americano a Parigi” e di svelare a se stesso (e a noi) quanto sia bello passeggiare per le strade di una città che prima di essere vissuta (e rappresentata) è stata soprattutto sognata. Certo Woody Allen non è il primo, lo fecero tanti anni fa due giganti della letteratura americana come Francis Scott Fitzgerald ed Ernest Hemingway, e tanti altri illustri ne seguirono, ma il punto è proprio questo: ciò che spinge lo sceneggiatore Gil a liberarsi di moglie insipida e suocero petulante, per perdersi nella storia culturale della città (Baudelaire diceva che «il vero eroe si diverte da solo»).
La materia di cui sono fatti i sogni del resto è proprio ciò che permette a Gil di essere catapultato all'inizio del Novecento, e incontrare in un bistrot del Quartiere Latino Scott Fitzgerald e Zelda, oppure Salvador Dalì (uno straordinario Adrien Brody) che declama il suo nome, riflette sulla forma dei rinoceronti e immagina una sola lacrima dove si specchia il mondo, mentre fa accomodare al suo tavolo Luis Buñuel, Pablo Picasso e Gertrude Stein, o andare a casa di Jean Cocteau o di Man Ray e così via... Woody Allen non cade di nuovo nella trappola del precedente «Vicky Cristina Barcelona», in cui aveva trasformato la città spagnola in una deprimente cartolina per turisti cinematografici. In questa nuova e allegra «Fiesta mobile» che è «Midnight in Paris» il regista gioca sul registro della riconoscibilità, ma lo fa con quell'assoluta libertà che gli permette di fare e disfare a proprio piacimento ogni “mostro sacro”, ogni personaggio, ogni situazione, divertendosi a costruire un delizioso gioco della fantasia, un'esilarante rêverie che tanto ci fa riflettere anche sul senso del tempo e sui fantasmi della cultura. Sì, perchè al di là della geografia sentimentale e del divertimento condito di gag e battute, il film è serissimo, perché fa una bella caricatura della difficoltà dell'Occidente contemporaneo a metabolizzare un passato idealizzato, che ci costringe – purtroppo – a un presente sempre più imbalsamato.
Marco Luceri
03 dicembre 2011(ultima modifica: 07 dicembre 2011)© RIPRODUZIONE RISERVATA
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