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IL FILM DELLA SETTIMANA

Tutti per uno

Il film francese si sviluppa sul sempre più crescente e drammatico distacco tra il mondo degli adulti e quello dei bambini

Regia: Romain Goupil; Interpreti: Valeria Bruni Tedeschi, Linda Doudaeva, Jules Ritmanic, Louna Klanit; Sceneggiatura: Romain Goupil; Fotografia: Irina Lubtchansky; Montaggio: Laurence Briaud; Musiche: Philippe Hersant; Scenografia: Jean-Baptiste Poirot; Costumi: Julie Marteau; Produzione: Les Films du Losange, France 3 Cinéma; Distribuzione: Teodora. Francia, 2010, 90'

In Toscana è in queste sale: Firenze: Astra 2.

Il cinema francese ha sempre saputo raccontare l'infanzia attraverso un'originale delicatezza e con una punta di sano anarchismo; basterebbe pensare a capolavori come Zero in condotta (1933) di Jean Vigo, I quattrocento colpi (1959) di François Truffaut, Arrivederci, ragazzi (1987) di Louis Malle. Da qualche anno all'interno di questo filone stanno entrando alcuni dei temi che più animano oggi il dibattito pubblico francese, tra cui quelli dell'immigrazione, dell'integrazione e del multiculturalismo, come accade ad esempio nel bellissimo La classe (2008) di Laurent Cantet. Il nuovo film di Romain Goupil, Tutti per uno si inserisce a pieno in questa prolifica e rinnovata tradizione.

Il piccolo grande film del regista francese è raccontato attraverso la tecnica narrativa del flashback: nel 2067 Milana ricorda il periodo della sua prima infanzia; nel 2009 le nuove politiche d'immigrazione francesi volute dal presidente Sarkozy causano l'espulsione di molti clandestini e lei, nata in Cecenia e arrivata a Parigi a tre anni senza documenti, rischia di dover abbandonare presto i compagni di scuola; quando però i bambini vengono a sapere che la loro amica rischia di essere rimpatriata mettono in atto un piano per salvarla. Il film si sviluppa sul sempre più crescente e drammatico distacco tra il mondo degli adulti e quello dei bambini: al primo, fatto di regole assurde, restrizioni, retate e paura dell'altro si oppone invece quello dei piccoli, attraversato da una solidarietà innocente e disinteressata, in cui l'essere uguali significa innanzitutto la capacità – sentita come necessaria - di stare insieme e di resistere in gruppo a ogni avversità.

Chi sta in mezzo a questi due mondi precari è, involontariamente, una madre giovane e sognatrice (interpretata da Valeria Bruni Tedeschi), che tenta fino alla fine e invano di tenere insieme sotto lo stesso tetto le esigenze del cuore e quelle della ragione. Ma non passerà da lei la vera “rivoluzione”, bensì da quel gruppo di bambini indomiti, capaci di mettere in piedi una burla che terrà in ansia per quattro lunghissimi giorni genitori, polizia, politici, media. E' questo sovvertimento totale del senso il tratto migliore del film di Goupil, ovvero l'utopia che un altro mondo sarebbe possibile se si riuscisse a guardare la realtà da un altro punto di vista, in cui la battaglia politica possa davvero ribaltare ogni convinzione e infrangere ogni regola acquisita, arrivando a sfidare l'immaginario. A costo, naturalmente, di saper difendere le proprie idee di giustizia anche attraverso piccoli, quotidiani, atti eroici. Ma si sa, queste (purtroppo) non sono cose per bambini.

Marco Luceri
03 giugno 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA

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