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cinema

Checco Zalone all'Odeon
«Dal pubblico più ostico»

Il 2011 del cinema italiano si apre del comico pugliese, al cinema Odeon per presentare «Ma che bella giornata». «Pronto ad affrontare i fiorentini, belli ed esigenti»

Il 2011 del cinema italiano si apre all'insegna di Checco Zalone: il camaleontico comico pugliese sarà al cinema Odeon per presentare «Ma che bella giornata», il film dell'amico regista Gennaro Nunziante, di cui è protagonista. Nato artisticamente nel cabaret televisivo di Zelig, l'attore barese (il suo vero nome è Luca Medici) con la passione per la musica, lo sberleffo e la parodia ha sbancato i botteghini poco più di un anno fa con «Cado dalle nubi». Con il suo nuovo one man show la star di Capurso torna al cinema, scalzando per il week-end della Befana i cinepanettoni con una storia scorretta al punto giusto: Checco, buttafuori di una misera discoteca della Brianza, a causa del pericolo di attentati che richiede misure straordinarie per i luoghi a rischio, si ritrova a lavorare come addetto alla sicurezza del Duomo di Milano. In poco tempo e grazie alla sua spiccata capacità di creare guai e malintesi, Checco diventa la vera minaccia al patrimonio artistico e presto ci si rende conto di non aver fatto un grande affare ad assumerlo. Un giorno incontra Farah, una studentessa d'architettura che si finge francese e se ne innamora; la ragazza in realtà è araba ed è a Milano per portare a termine la sua personalissima vendetta. Farah intuisce subito che Checco, tanto ignorante quanto ingenuo, potrebbe essere un perfetto e inconsapevole collaboratore per il suo piano. Ma con il passare del tempo le cose non vanno come previsto...

Una commedia che gioca molto su vizi e pregiudizi dell'Italia di oggi...
«Sì, l'idea iniziale era quella di vedere come un terrone trapiantato al nord riesce a rapportarsi a un pericolo sconosciuto, che viene da lontano. In tal modo vengono fuori tutte le cose che con cui abbiamo a che fare nella vita: le raccomandazioni, il servilismo, l'ignoranza, il provincialismo. Poi però ci accorgiamo che quello che ci tira fuori dalle brutte situazioni sono alla fine il calore, la bontà, la capacità di dare amore di noi meridionali. E dei fiorentini».
Dei fiorentini?
«Sì, è proprio vero che quello di Firenze e della Toscana è il pubblico più ostico e duro d'Italia. Infatti quando mi hanno detto che il cinema Odeon sarà pieno ho pensato che fosse tutto gratis».
Rispetto a «Cado dalle nubi» c'è già un cambio di passo, sia nel personaggio che nella storia...
«Cambiare è importante, altrimenti ti ritrovi a fare sempre la stessa cosa, che poi è quello che vogliono i produttori. Invece ci vuole un po' di coraggio, anche per essere scorretti. L'importante è far ridere il pubblico, giocando con la stupidità, mantenendo sempre il gusto per la meraviglia e guardando la realtà sempre dal basso».
Quando capisci che una battuta può funzionare?
«Di solito le battute migliori sono quelle che nascono dall'improvvisazione. Quelle che scrivi per la sceneggiatura stanno lì, sulla pagina, per mesi interi e dopo un po' perdono l'efficacia iniziale. Mentre quelle che ti vengono sul momento le senti vive. Ma questo fa parte del lavoro di un attore comico».
Sei un artista che cura tanti aspetti del film: la sceneggiatura, il casting, oltre che la musica, naturalmente...
«Sì, sono un artista totale! Il casting del film è low-cost, perché molti sono amici come Rocco Papaleo e altri li abbiamo presi perché sono star di YouTube, come Luigi Luciano, che fa la parte di Giovanni, il miglior amico di Checco. La musica poi è la mia vera passione, sin da quando ero ragazzino. Tutti i giorni, se ce la faccio, mi siedo per un paio d'ore di fronte al pianoforte, anche se non so leggere le note. Nel film la musica è importante e variegata: all'inizio ho scimmiottato certe sonorità tipiche delle serie tv americane degli anni Ottanta, mentre nella seconda parte ho optato per i pezzi melodici, che ben si incastrano con l'evoluzione delle relazioni tra i personaggi».
C'è anche una bella scena con Caparezza, che suona con la sua band tra i trulli di Alberobello...
«E' stato un puro caso. All'inizio avevamo pensato agli Afterhours, ma era difficile averli sul set perché impegnati in tourneé. Così abbiamo coinvolto Caparezza, che, poverino, viene sempre chiamato a suonare negli ambienti dei centri sociali, mentre ha un animo leggero, pop. Lui in realtà è del Pdl!».
Nel film si sente e si vede tanta Puglia. Oggi è una regione all'avanguardia sotto molti aspetti: politica, cultura, giovani. Che ne pensi?
«Mi piace prendere in giro la mia terra, le sue usanze, le sue abitudini. Io sono barese e per esempio l'esplosione internazionale della pizzica salentina mi fa sorridere. E' una bella musica, ma dopo cinque minuti non la puoi più ascoltare: gli urologi dicono che dopo un po' che la balli senti dolore alle parti basse. Nell'ambito della cultura e dello spettacolo c'è tanta nuova energia e molto entusiasmo, con una Film Commission che funziona bene».
Un giudizio su Nichi Vendola non vuoi proprio darcelo? Su internet spopolano le imitazioni che fai di lui...
«Sono contento che la gente abbia ripescato quei video che sono stati fatti alcuni anni fa, quando Vendola lo conoscevano in pochi e io ero molto più magro. Spero solo che continui a essere un personaggio famoso, così potrò continuare a imitarlo e a far ridere la gente».

Marco Luceri
04 gennaio 2011(ultima modifica: 05 gennaio 2011)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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