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Sul palco

A tutto festival. Vietato stare a casa

Tantissimi eventi questo fine settimana in Toscana. Venerdì Zucchero a Lucca e sabato Lou Reed a Pistoia

È un ordine musicalmente categorico: vietato rimanere a Firenze, almeno per questo weekend. Rivolgete invece lo sguardo verso occidente e ci troverete il mondo (del rock, naturalmente) che si prostra ai piedi della Toscana e dei suoi festival storici, Pistoia Blues e Lucca Summer. Troppi sono i concerti di grande qualità, troppi gli appuntamenti ammucchiati gli uni sugli altri come se di questi tempi ci fosse da scialare e ci potessimo permettere il lusso di scegliere.

Tant’è, bisogna organizzarsi. Andiamo per priorità. Nella categoria «imperdibile» figurano, di rigore, i concerti degli Arcade Fire a Lucca sabato 9 e di Lou Reed a Pistoia domenica 10. Chi non conosce la straordinaria potenza e fascinazione della band canadese capitanata dal cantante e frontman Win Butler e da sua moglie Régine Chassagne, virtuosa polistrumentista, ha sabato l’unica occasione (toscana) di colmare questa imperdonabile lacuna. Il loro esordio, «Funeral», del 2004, è un concept-album malinconico ed esaltante allo stesso tempo sul tema della morte. Ed è forse (le varie classifiche e sondaggi sono attualmente in corso su tante riviste specializzate) il miglior album rock di tutto il decennio 2000-2010. Indimenticabile soprattutto il singolo «Wake Up», capolavoro che ha pochi eguali nella storia recente della musica.

Tre anni dopo i coniugi Butler sfornano «Neon Bible» che consolida il successo già internazionale, a questo punto planetario, della giovane band indie di Montreal: epico, «politico», drammatico, monumentale, con suoni meno «art» e molto più «dark». Lo scorso anno esce il terzo capitolo firmato Arcade Fire, il disco che li rende addirittura commerciali: «The Suburbs» scala le classifiche e addolcisce lo stile e il suono della band. Nel 2010 viene eletto album dell’anno ai Grammy Awards. Insomma, gli Arcade Fire: una forza della natura, fuoco acceso, anima che si libra in aria, potenza sonora, dolcezza espressiva, poesia e filosofia che si dimenano tra le rigide maglie del rock contemporaneo e urlano al vento un modo sempre diverso di vivere e interpretare la musica e la vita.

L’altro super-ospite di questo weekendtoscano è Lou Reed. Uscito dal Berlin tour della scorsa galoppata europea, il «rock’n’roll animal» di Brooklyn porta ora in scena un suo strano modo di intendere il «best of» della sua sfolgorante quarantennale carriera di indiscusso poeta maledetto del rock. Il palcoscenico di Pistoia Blues lo vedrà infatti in una delle più insolite vesti, e promette una scaletta che lascerà interdetti (positivamente, s’intende) anche i fan più accaniti. Esauriti gli «imperdibili», inizia una lunga schiera di appuntamenti comunque di altissimo livello, che se non avessero cotanta concorrenza non lascerebbero adito a dubbi. Sempre a Lucca, venerdì 8 torna Zucchero. Il suo ultimo album «Chocabeck», il ventunesimo in carriera, è innovativo e a tratti sorprendente, un concept dedicato alla vita di una giornata domenicale. Ed è sicuramente uno dei massimi eventi discografici italiani dell’anno.

Stessa sera, luogo diverso, ovvero all’Osmannoro (in via Tevere 102) gli amanti della tanto decantata di questi tempi New Wave fiorentina potranno ri-gustare il concerto di una delle bandi di maggior livello dell’epoca: i Neon. Mentre sabato 9, per chi fosse così incosciente da non andare a vedere gli Arcade Fire, c’è un’altra grande serata a Pistoia: Ray Manzarek e Robby Krieger, rispettivamente tastierista e chitarrista dei mitici The Doors, ricordano Jim Morrison nel quarantennale dalla morte con un concerto-evento dedicato a questa band unica per importanza e impatto nella storia della musica del Novecento.

Ad aprire i Doors ci sarà una band tutta fiorentina che consigliamo di tenere bene d’occhio: i General Stratocaster and The Marshals. Il «Generale» risponde al nome di Fabio Fabbri, uno degli storici chitarristi della new wave fiorentina. I suoi «Marshals» sono il newyorchese Richard Ursillo al basso, uno dei pionieri del progressive italiano a Firenze; Iacopo «Jack» Meille, cantante dei Mantra e dei Tygers of Pan Tang; e il batterista della Bandabardò Alessandro «Nuto» Nutini. I quattro Caballeros del rock classico in stile anni Settanta (quelli dell’energia più entusiastica, rivisitati con grande stile e personalità) hanno appena sfornato un bell’album di undici pezzi – dieci originali e una cover, «Fortunate Son» dei Creedence Clearwater Revival – divisi in un lato «A» e in un lato «B» come ai tempi dei cari vecchi vinili.

Edoardo Semmola
08 luglio 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA

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