il film della settimana

La guerra è dichiarata

Romeo e Juliette sono giovani, si amano, hanno un figlio. Al piccolo viene diagnosticato un tumore al cervello. E il film diventa un inno alla vita

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La guerra è dichiarata

Romeo e Juliette sono giovani, si amano, hanno un figlio. Al piccolo viene diagnosticato un tumore al cervello. E il film diventa un inno alla vita

Regia: Valérie Donzelli; Interpreti: Valérie Donzelli, Jérémie Elkaïm, César Desseix, Gabriel Elkaïm; Sceneggiatura: Valérie Donzelli, Jérémie Elkaïm; Fotografia: Sébastien Buchmann; Montaggio: Pauline Gaillard; Scenografia: Gaëlle Usandivaras; Costumi: Elisabeth Mehu; Produzione: Rectangle Productions, Wild Buch; Distribuzione: Sacher. Francia, 2011, 100'.

In Toscana è in queste sale: Firenze: Fiorella; Livorno: Grande; Orbetello: Supercinema.

Non fatevi ingannare dal titolo. «La guerra è dichiarata» non è un war movie e nemmeno un western o una spy story. E' una tragicommedia romantica. Basterebbero i nomi dei protagonisti per fugare ogni dubbio: Romeo e Juliette. I due si conoscono, si amano, fanno un figlio, Adam. Al piccolo, però, all'età di un anno e mezzo, viene diagnosticato un terribile cancro al cervello. Una tragedia, certo, ma Valérie Donzelli ha il dono (sempre più raro nel cinema di oggi) della leggerezza. Raccontando insieme al suo ex-compagno Jérémie Elkaïm ciò che è successo loro qualche anno fa, la regista francese sceglie di mettere in scena questo pezzo della sua esistenza, tirando fuori un film che è un vitalissimo inno alla gioia della vita, capace di vincere su ogni dramma. Già, perché l'intera vicenda viene narrata da un punto di vista che non ti aspetti: questa madre e questo padre non si lasciano mai sopraffare dallo sconforto, ma lottano con tutta la forza che hanno per riaffermare il loro diritto a essere giovani, felici e innamorati, e dunque a vivere al massimo dell'intensità. E' da qui che si capisce quanto grande possa essere la forza di chi è in due, ma sa guardare come se si fosse una cosa sola: né Romeo, né Juliette, se fossero stati soli, avrebbero avuto la forza di reggere la drammaticità di una vicenda del genere. Ma loro sono in due.

Si chiama amore, al cinema l'abbiamo visto tante volte, ma ne «La guerra è dichiarata» più che una favola esso sembra davvero essere una ragione di vita. Ed è per questo che è struggente. Valérie Donzelli ci racconta tutto con uno stile che non ti aspetti, segnato da una libertà di linguaggio, una leggerezza espressiva, un gusto cinefilo e una voglia di sorprendere che tanto fanno pensare alla migliore tradizione della Nouvelle vague: la voce off, il montaggio discontinuo, gli effetti visivi, la città (Parigi, naturalmente) che entra dentro lo schermo con le sue voci, i suoi suoni, i suoi colori, il suo caos, e che diventa lo spazio per ogni possibile fuga (un appartamento, una festa, un museo, un bistrot, ecc.), fino a quella spiaggia su cui si chiude (?) il film, intensa e vaga come la vita. Truffaut diceva che «avere un'idea sul cinema significa avere un'idea sul mondo». Guardando questo piccolo grande film verrebbe voglia di dargli ragione per l'eternità.

Marco Luceri01 giugno 2012 (modifica il 04 giugno 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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