il concerto

Morrissey, il genio anti divo

L'ex voce degli Smiths a Firenze, per la prima volta da solo. Alla Cavea del Maggio

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Morrissey, il genio anti divo

L'ex voce degli Smiths a Firenze, per la prima volta da solo. Alla Cavea del Maggio

Morrissey: megafono di un dolore sottopelle, fustigatore, icona, il carisma prima di tutto. Lui, ex frontman degli Smiths, voce di una generazione, di un’epoca segnata da indignazione, dolore e rabbia, di un rock raffinato e intimista, torna in concerto a Firenze, per la prima volta da solo, quasi trent’anni dopo il live con gli Smiths. Domani alla Cavea del Nuovo Maggio (ore 21.15), nella cornice di «Live On» de Le Nozze di Figaro, canta il rocker degli anni ‘80 più contestato e amato allo stesso tempo. A dimostrazione che il mondo è cambiato — gli Smiths nascono ai tempi delle barricate sindacali nelle città industriali britanniche — ma la musica gli sopravvive sempre, ecco che oggi sarà in prima fila un fan di quelli che non ti aspetteresti: il presidente di Confindustria Prato, l’imprenditore tessile Andrea Cavicchi. L’età è quella giusta per essere cresciuto con gli Smiths: ha 45 anni. E quando ne aveva 20 suonava chitarra e pianoforte («con pessimi risultati, ahimé»).

Confessa: «Lo so che il rock inglese di allora era vicino al sindacato, agli operai, e che se dico in giro quanto mi piace e che ascoltavo quella musica, passo per uno fuori luogo per il ruolo che rappresento oggi in Confindustria. Ma lo dico lo stesso: sono un industriale con la passione del rock, perché nel rock, così come nell’industria, l’energia è tutto. Ed è tempo di dire basta con gli stereotipi, il mondo è cambiato e dobbiamo tutti metterci in discussione. Le barricate sindacato-padroni sono cadute, oggi l’imprenditore non è più quello dell’immaginario di Glasgow o di Manchester di 30 anni fa. E se di ribellione c’è bisogno, oggi dovremmo farla tutti insieme: imprenditori e operai, contro le lobby. Magari proprio attraverso la musica». Eccolo, dunque. In prima fila a comprare il biglietto per vedere Morrissey a Firenze: «Gli Smiths cantavano il nostro dolore, la nostra insoddisfazione. Oggi non lo fa più nessuno, e se accendo la radio non sento più nessuno che racconti di chi si sente fuori luogo in una società non adatta. Quella musica mi manca, per questo andrò al concerto».

È stato conteso da destra e da sinistra, Morrissey, «ma oggi esistono ancora queste differenze?» si chiede Cavicchi. «Quando si tenta di mettere in una categoria un intellettuale di quel calibro, lo si sminuisce o, peggio, si strumentalizza». Allo sguardo di un industriale, non sfugge il fascino di un artista che da alfiere dell’anti-showbusiness è diventato re di un impero (anche commerciale) tra stuoli di fan adoranti e milioni di copie vendute: «Morrissey ci insegna quanto sia sbagliato sacrificare innovazione, idee, ricerca, per inseguire le regole di mercato a tutti i costi. Sbagliamo a scollegare la produzione industriale dall’arte: mentre per poter trovare ispirazione nell’innovazione anche sul lavoro dovremmo magari ascoltare più musica e visitare più musei».

Edoardo Semmola10 luglio 2012 (modifica il 11 luglio 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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1
Scusate...
10.07|17:27

Ma è un articolo su Morrissey o su questo Cavicchi? Se ha problemi di identità sono affari suoi, non vedo perchè voglia farceli venire per forza a noi.

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