la curiosita'

Paranormal precarity

Una serie – rigorosamente autoprodotta e in onda ogni lunedì di ottobre sul web - sono i giovani, con le loro storie distribuite per tutta Italia

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Paranormal precarity

Una serie – rigorosamente autoprodotta e in onda ogni lunedì di ottobre sul web - sono i giovani, con le loro storie distribuite per tutta Italia

Non volevano cambiare il mondo quei quattro amici fiorentini al bar. E a dirla tutta, non erano nemmeno al bar quando, ritrovatisi senza un lavoro, hanno deciso che questa situazione di precariato continua andava denunciata. Ma prima del mondo (del lavoro), andava cambiato il racconto. Farlo con i soliti slogan, le lettere, le proteste e – peggio che mai – il piagnisteo non avrebbe avuto senso. E così Michele Coppini, Paola Barile, Massimiliano Manna e Serena Tozzi hanno si raccontato delle difficoltà di inserimento e delle (più che) precarie condizioni lavorative della “generazione stage a costo zero”, ma con un taglio “paranormale”. E innovativo: “Ridendoci su” spiega Michele, tra gli ideatori e presentatore delle cinque puntate di “Paranormal precarity”, un viaggio tra l’Italia dei lavoratori precari.

«La situazione della nostra generazione è drammatica, ma di certo non veniamo a capo dei nostri problemi piangendoci addosso e perdendo il sorriso: viviamo un momento angosciante, nessuno può negarlo, ma come in tutte le cose il senso dell’ironia non guasta mai, anzi aiuta» confessa Michele. Nessuna ingenuità, meno che mai riproposizione di messaggi modello “Una risata vi seppellirà”, perché l’obiettivo delle cinque puntate della serie – rigorosamente autoprodotta e in onda ogni lunedì di ottobre sul canale web - sono gli stessi giovani, con le loro storie distribuite per tutta Italia: Firenze, Roma, Bologna, Campobasso. Perché tutto il mondo è paese. Soprattutto nel paese dei precari: «Da aprile, quando abbiamo cominciato le riprese, ci siamo man mano resi conto che molti giovani cominciano finalmente a dire ‘no’. Ed è questo l’unico strumento che abbiamo - spiega Michele – Se tutti cominciassero a rinunciare ad assurde condizioni lavorative le cose potrebbero finalmente cambiare. Se aspettiamo che lo faccia la politica potremmo aspettare all’infinito».

E così raccontando col piglio ironico le storie di giovani precari, «di quelli che ci hanno messo la faccia: ma ce ne sono a migliaia che sopravvivono in queste condizioni», Michele, Paola, Serena e Massimiliano puntano a lanciare un unico messaggio a due generazioni differenti: quella che vive ormai il precariato con rassegnazione, «e quella che è ancora in tempo a non entrare in questo circolo vizioso, che può bloccare a monte questo sistema». Serie autoprodotta, tutte le spese di viaggio sono state pagate di tasca propria, montaggio video pulito ed efficace: «Abbiamo proposto il nostro lavoro a tutte le emittente private, ma non abbiamo ricevuto neppure una risposta negativa: forse non hanno ricevuto la mail» sorride Michele. Perché è il sorriso l’arma in più della “paranormal precarity”. E forse anche l’ultima.

Gaetano Cervone12 ottobre 2012© RIPRODUZIONE RISERVATA

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