il festival

Il deserto è qui

La carovana degli artisti africani si ferma alle Murate. Musica, incontri, mostre. Poi il viaggio in Europa

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Il deserto è qui

La carovana degli artisti africani si ferma alle Murate. Musica, incontri, mostre. Poi il viaggio in Europa

Nella lingua thuareg c’è una parola per dire addio che non è un addio, ma una speranza: di quando ci si saluta sapendo che prima o poi, sulle rotte del deserto, ci rincontreremo. È «Azalai» e richiama l’eco della Carovana del Sale dai Mille Cammelli, mitico viaggio della vita attraverso il Sahara. La terza edizione del Festival au Desert di Fabbrica Europa, diretto da Lorenzo Pallini e Maurizio Busia, si è dato appunto questo titolo: «Azalai — Carovana in musica». Perché è una «carovana» che si muove, cambia continuamente, ma mantiene intatto il suo spirito di luogo di incontro tra culture e aspetti diversi della cultura (letteratura, musica, cinema, memoria e tradizioni).

Il festival dei nomadi del Mali si è fatto, dunque, nomade anch’esso. Tanto che da Firenze si sposterà in Francia, Belgio, Olanda, Serbia e alla fine al prestigioso Sziget di Budapest. Si sposta anche dalle Cascine per approdare alle Murate: dal 19 al 21 luglio a ingresso gratuito, con tanti importanti momenti musicali giocati sulla contaminazione tra ritmi maliana e sound europeo. Tra i nomi di spicco Samba Touré, chitarrista blues formidabile, che se fosse nato lungo il Mississippi invece che sul Niger, oggi probabilmente sarebbe famoso come B.B. King. E poi Fadimata Walet Oumar, leader storico dei Tartit, da anni simbolo stesso del Festival sia a Firenze che a Timbuktu. E ancora Ernst Reijseger, violoncellista e compositore olandese. E Alessandro Mannarino, poetico cantastorie ormai lanciatissimo, che ha rinunciato ai suoi cachet da star per il piacere di suonare insieme ai griot africani.

Non basta: Alberto Bocini, primo contrabbasso del Maggio, sperimenterà i suoni d’Africa incrociandoli con la nostra tradizione sinfonica. E ancora i jazzisti Dimitri Grechi Espinoza, Emanuele Parrini, Pasquale Mirra e Silvia Bolognesi. Sarà dunque — come anticipa Pallini — «un festival corale e basato sul confronto, non solo una rassegna di musica ma una ‘‘piazza’’ dove riflettere insieme sulle relazioni nel mondo». Un festival che «è stato cucito appositamente sullo spazio delle Murate — specifica Maurizio Busia — perché rifarlo com’era alle Cascine sarebbe stato un errore». Impreziosito dalla presenza di «grandissimi artisti che ci hanno contattato — prosegue Busia — perché hanno capito che il nostro è un luogo di incontro unico per musicisti di provenienze diversissime: Mannarino ha voluto partecipare lo stesso, pur sapendo che non avremmo potuto permettercelo economicamente». Tre giornate di musiche, incontri (il 21 c’è anche Margherita Hack), film, mostre e altre iniziative, tutte nel segno dello scambio e del dialogo tra i popoli: «Fabbrica Europa nasce per l’Europa — racconta il presidente della fondazione Luca Dini — Ma ora l’Europa ci va un po’ stretta». Gli fa eco Riccardo Ventrella, direttore dell’Estate Fiorentina che ospita il Festival: «La carovana è anche una metafora della resistenza della cultura che si mette in marcia a dispetto della ristrettezza dei mezzi». Non aspettatevi le tende tuareg come fu al pratone delle Cornacchie: non ci saranno. Lo squisito ristorante africano invece ci sarà.

Edoardo Semmola13 luglio 2012 (modifica il 14 luglio 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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