festival dei popoli

Un viaggio dentro la Siria

Per la quinta giornata del Festival lo sguardo si sposta verso una delle zone più calde del mondo, con «Comme si nous attrapions un cobra» di Hala Alabdalla

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Un viaggio dentro la Siria

Per la quinta giornata del Festival lo sguardo si sposta verso una delle zone più calde del mondo, con «Comme si nous attrapions un cobra» di Hala Alabdalla

L'Egitto, la Siria, la Primavera araba, il teatro di sangue del Medio Oriente: per la quinta giornata del Festival dei Popoli lo sguardo si sposta verso una delle zone più calde del mondo, con «Comme si nous attrapions un cobra» di Hala Alabdalla (ore 21 al cinema Odeon). Nei due anni occorsi per la realizzazione del film (tra l'estate del 2010 e quella di quest'anno) Egitto e Siria hanno attraversato un periodo di violenti cambiamenti e i due paesi vivono oggi uno dei momenti più drammatici della loro storia. La giornalista siriana Samar Yazbek racconta la realtà di Damasco nei mesi precedenti lo scoppio della rivoluzione siriana.

Alla realtà mistificata dalla stampa controllata dal regime si contrappone quella raccontata da alcuni tra i più importanti disegnatori satirici siriani ed egiziani. La forza evocativa di una vignetta pubblicata su un giornale a larga diffusione è considerata un pericolo da chi detiene il potere, perché dietro l'apparente leggerezza una vignetta riesce a restituire graficamente un momento del presente, a incarnare un sentimento comune, a toccare la mente e il cuore di milioni di persone, comprese quelle analfabete (ancora tante sia in Egitto che in Siria). Un pericolo altamente destabilizzante quello del giornalismo satirico, dunque, non a caso tra i più censurati dai regimi dittatoriali del Medio Oriente. Il documentario racconta la parabola collettiva di un gruppo di uomini e di donne perseguitati, che nonostante tutto non rinunciano al proprio lavoro, e che con il loro coraggio mostrano quanto il Potere, anche nelle sue forme più repressive, continui a temere ossessivamente un nemico armato solo di carta e penna.

«Il film è diviso in due parti – racconta la regista Hala Alabdalla – la prima è stata girata prima dello scoppio della rivoluzione siriana e l'altra successivamente, quindi il documentario è stato realizzato mentre questi eventi accadevano. Spero che il film serva a far comprendere alle persone quanto sia complicata la situazione in Siria. Penso che il cinema documentario, più di quello di finzione, sia necessario perché il popolo siriano ha bisogno di guardare le immagini del nostro tempo. In Siria non circolano immagini su ciò che sta accadendo nel Paese, ma c'è sempre stata una resistenza che si è espressa attraverso il cinema. Per me un documentario che racconta la realtà siriana oggi è una vera e propria arma, per far arrivare all'estero la vera voce del popolo, ma anche per testimoniare alle generazioni che verranno ciò che la Siria ha vissuto nella sua storia».

Marco Luceri14 novembre 2012© RIPRODUZIONE RISERVATA

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