Il film della settimana

C'era una volta in Anatolia

Un assassino che cerca di condurre una squadra di poliziotti nel luogo dove ha seppellito la sua vittima

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C'era una volta in Anatolia

Un assassino che cerca di condurre una squadra di poliziotti nel luogo dove ha seppellito la sua vittima

Regia: Nuri Bilge Ceylan; Interpreti: Muhammet Uzuner, Yilmaz Erdogan, Taner Birsel, Ahmet Műmtaz Taylan; Sceneggiatura: Nuri Bilge Ceylan, Ercan Kesal, Ebru Ceylan; Fotografia: Gökhan Tiryaki; Montaggio: Bora Göksingöl; Scenografia: Dilek Yapkuöz Ayaztuna; Produzione: Zeyno Film; Distribuzione: Parthénos. Turchia, 2011, 157'.

In Toscana è in queste sale: Firenze: Fiorella.

E' una sorta di giallo metafisico il nuovo film di uno dei più importanti registi turchi di oggi, Nuri Bilge Ceylan. «C'era una volta in Anatolia», che l'anno scorso ha vinto il Grand Prix al Festival di Cannes e arriva solo ora nelle sale italiane, racconta di un assassino che cerca di condurre una squadra di poliziotti nel luogo dove ha seppellito la sua vittima. Durante questo viaggio tra i più desolati paesaggi dell'Anatolia pian piano iniziano a emergere gli indizi di quello che è accaduto realmente e i veri protagonisti della vicenda, ovvero il procuratore e il medico legale, scopriranno la verità su un altro caso, di cui il film non mette in scena nulla, e che ne costituisce la traccia narrativa più nascosta.

Il pregio di «C'era una volta in Anatolia» sta tutto in questo sottile detour che si insinua continuamente nell'impianto del racconto: lo spettatore è costretto a seguire nella prima ora il lungo peregrinare dei personaggi per le steppe brulle e deserte dell'Anatolia, senza sapere nulla della vittima e poco del movente che ha spinto l'assassino ad agire. Siamo dunque in presenza di un vero e proprio superamento dei meccanismi del film d'inchiesta, che Ceylan «riempie» con continue divagazioni sia dialogiche (il commissario e i suoi poliziotti sono capaci di parlare per decine di minuti di inezie) che figurative (le auto che si muovono sulle strade polverose come fasci di luce che tagliano la notte, il vento che si alza impetuoso a coprire ogni cosa, l'epifania della bellissima figlia del sindaco che appare silente e misteriosa come un angelo caduto sulla Terra).

Il detour si compie pienamente nella seconda parte del film, quando il cadavere viene ritrovato, l'assassino scompare dal film e i due uomini – sempre il procuratore e il medico legale – restano soli a decifrare un mistero su cui nessuno ha chiesto loro di indagare. E' a questo punto che lo spettatore capisce di non aver ancora assistito al vero nucleo del film, ma solo a una sua lunghissima, dilatata, ma necessaria premessa. La ricerca che i due dovranno compiere per tentare di capire ciò che è accaduto, sarà quello di guardare dentro se stessi e di ragionare su quanto sottile possa essere il gioco tra vita e morte che riesce a compiere la natura umana. Forse vicini alla verità, forse solamente più spinti a guardare il mondo e la realtà con occhi diversi, i due personaggi si troveranno nuovamente di fronte a un altro viaggio. Quello di una storia ancora tutta da raccontare.

Marco Luceri15 giugno 2012 (modifica il 18 giugno 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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