007, Skyfall

il film della settimana

007, Skyfall

«Il mio hobby è la resurrezione» confessa sornione Daniel Craig, dietro il cui volto, duro e dinamico, si cela l'essenza del nuovo (si fa per dire) 007

Regia: Sam Mendes; Interpreti: Daniel Craig, Judi Dench, Javier Bardem, Ralph Fiennes; Sceneggiatura: Neal Purvis, Robert Wade, John Logan; Fotografia: Roger Deakins; Musiche: Thomas Newman; Montaggio: Stuart Baird; Scenografia: Dennis Gassner; Costumi: Anna Pinnock. Produzione: MGM, Columbia, Danjaq, Eon, United Artists; Distribuzione: Warner Bros. Gran Bretagna/USA, 2012, 143'.

In Toscana è in queste sale: Firenze: Adriano, Fulgor, Marconi, The Space, Uci; Borgo San Lorenzo: Don Bosco; Campi Bisenzio: Uci; Livorno: Grande, The Space; Lucca: Moderno; Massa: Splendor; Montecatini: Imperiale; Montevarchi: Cine8; Sesto Fiorentino: Grotta; Pisa: Isola Verde; Pistoia: Lux; Poggibonsi: Politeama; Pontedera: Cineplex; Prato: Eden, Omnia Center; Rosignano: Solvay; Santa Croce sull'Arno: Lami; Viareggio: Politeama.

«Il mio hobby è la resurrezione» confessa sornione Daniel Craig, dietro il cui volto, duro e dinamico, si cela l'essenza del nuovo (si fa per dire) 007. In quella professione di fede che è l'immortalità pop (e che solo il cinema può garantire) si nasconde il segreto di questa nuova avventura dell'agente segreto più famoso di tutti i tempi, a cinquant'anni esatti di distanza dal debutto. Non è una questione puramente formale, ma il James Bond di Sam Mendes (regista di gran classe con alla spalle film come «American Beauty» e «Revolutionary Road») è un eroe seriale che sta in mezzo a due mondi (L'Occidente, anzi la cara vecchia Inghilterra, contro i nemici della libertà e della democrazia) e a due epoche (la guerra fredda e il nuovo disequilibrio globale). Sta qui l'essenza di un film in cui il cattivo è quasi irrilevante (un Javier Bardem con parrucca e ghigno diabolico) perché la vera lotta non è contro una nuova incarnazione del male, ma contro i fantasmi del passato. L'inizio del film, potente, roboante è già un riassunto di tutta la mitologia bondiana, con inseguimenti, donne bellissime, equipaggiamenti impossibili per i comuni mortali, continui capovolgimenti di scena. Poi uno sparo improvviso, mortale. E 007 cade nelle acque del Bosforo, inabissandosi nell'oscurità. La resurrezione è però un fatto necessario perché, dopo questo prologo al cardiopalma, dopo questa immersione nel già visto e nel già vissuto, il film possa partire per davvero.

Ma da dove? Da una sorta di grado zero, in cui il futuro di Bond e quello del gran capo dell'MI6, l'arcigna M (Judi Dench), devono nuovamente trovare il senso perduto di una missione. E' un patto di solidarietà, quello tra i due, costretti a vincere la sfida – per l'appunto – del passato che torna a cercarli e che deve essere affrontato, per esorcizzare ogni possibile fantasma. Mendes ha messo in scena questa continua idiosincrasia tra il personaggio e il suo mito, tratteggiando i caratteri di uno 007 che soffre e patisce insieme alle persone a lui vicine e alla sua dolente città (una Londra mai così cupa e grigia), che è fatto delle stesse pulsazioni di cui sono fatti i fallibilissimi esseri umani. Sono soprattutto il suo corpo e la sua prontezza di spirito a renderlo però, ancora una volta, immune dalla morte, ma alla fine la sua vittoria (prevedibile, ci mancherebbe altro) appare più come una sopravvivenza. Fulgida e sofisticata come lo stile di Mendes, potentissima nella sua essenza mitopoietica, ma pur sempre una sopravvivenza. The Show Must Go On.

Marco Luceri02 novembre 2012 (modifica il 04 novembre 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA