in val d'orcia

Le ansie dei giovani
in scena a Monticchiello

Appuntamento sabato con l'autodramma «Palla avvelenata» della Compagnia del Teatro Povero

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Le ansie dei giovani
in scena a Monticchiello

Appuntamento sabato con l'autodramma «Palla avvelenata» della Compagnia del Teatro Povero

Torna puntuale anche quest'anno l'appuntamento che porta migliaia di persone a migrare silenziosamente verso le colline della Val d'Orcia, pronte a gustarsi l'ennesima prova di una delle compagnie più speciali della storia del teatro italiano. E' fissata per sabato 21 luglio la prima dell'autodramma messo in scena dalla gente di Monticchiello, paesino ormai noto alle cronache, alle porte di Pienza.

La piece di quest'anno si intitola «Palla avvelenata» e nasce da una lunga riflessione, alla quale la compagnia si è sottoposta già dall'inizio di gennaio, partorendo un lavoro che parla «delle ansie dei giovani ma anche delle precedenti generazioni» che hanno in comune la difficoltà nel guardare il futuro in prospettiva e la percezione di trovarsi di fronte ad un «nemico invisibile». Il risultato è un palcoscenico sul quale prende vita lo spettacolo della vita, interpretato da un vecchio signore che racconta una storia antica ai suoi familiari, durante una tempesta, leggenda, quella raccontata dall'uomo, che invoglierà gli attori prima e il pubblico poi, a riflettere sul significato della vita e sulle strade che è possibile percorrere per affrontare le difficoltà.

Ma facciamo un passo indietro, qualcuno potrebbe non sapere cos'è la Compagnia del Teatro Povero di Monticchiello. Nata quasi mezzo secolo fa, la compagnia teatrale, l'unica esperienza italiana ad essere partecipata da tutte le persone di un paese, senza distinzione, mette in scena ogni anno un dramma scritto, prodotto, arrangiato e diretto dai cittadini della piccola frazione, che vive un picco di popolarità nelle tre settimane estive in cui viene montato il palcoscenico. A rotazione c'è chi recita, chi aiuta, chi prepara i costumi, chi studia e poi monta delle scenografie che sembrano prese in prestito ai teatri più importanti. E quando cala il sipario, tutti a servire piatti nella cripta della chiesa, trasformata per l'occasione in ristorante. Per ripensare allo spettacolo mangiando pici fatti in casa, sorseggiando vino casereccio e rimuginando su quella bella canzone che diceva «Libertà è partecipazione». Se le parole di quello stornello corrispondono al vero, significa che Monticchiello è un ottimo esempio di comunità libera. Al 100%. (Fino al 14 agosto. Info su: teatropovero.it)

Ludovica Valentina Zarrilli20 luglio 2012© RIPRODUZIONE RISERVATA

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