IL FILM DELLA SETTIMANA

Un amore di gioventù

Il primo amore non si scorda mai. La pellicola racconta l'ossessione sentimentale di Camille per Sullivan, una tempesta di emozioni che finirà per stravolgerle completamente la vita

IL FILM DELLA SETTIMANA

Un amore di gioventù

Il primo amore non si scorda mai. La pellicola racconta l'ossessione sentimentale di Camille per Sullivan, una tempesta di emozioni che finirà per stravolgerle completamente la vita

Regia: Mia Hansen-Løve; Interpreti: Lola Créton, Sebastian Urzendowsky, Valérie Bonneton; Sceneggiatura: Mia Hansen-Løve; Fotografia: Stéphane Fontaine; Montaggio: Marion Monnier; Scenografia: Mathieu Menut, Charlotte de Cadeville; Costumi: Bethsabée Dreyfus; Produzione: Juror Productions, Les Films Pelléas, Arte France Cinéma; Distribuzione: Teodora. Francia, 2011, 110'

In Toscana è in queste sale: Firenze: Portico.

Il primo amore non si scorda mai. Mia Hansen-Løve avrà forse pensato a questa vecchio detto quando ha messo mano al suo terzo film (che segue due belle prove come «Tutto sarà perdonato» e «Il padre dei miei figli»). «Un amore di gioventù» racconta l'ossessione sentimentale di Camille per Sullivan, una tempesta di emozioni che finirà per stravolgerle completamente la vita. Lei ha solo quindici anni quando incontra lui, che è poco più grande di lei, ma dopo un felice periodo insieme, Sullivan parte per il Sud America. Camille è disperata e, quando lui smette di scriverle, tenta addirittura il suicidio. Poi tutto sembra destinato a passare: negli anni la ragazza diventa una brillante studentessa di architettura e conosce Lorenz, un architetto norvegese con cui in seguito collabora professionalmente e al quale si lega in un solido rapporto sentimentale.

Ma il destino ha in serbo per la ragazza un nuovo incontro con Sullivan e i sentimenti che sembravano ormai sepolti non tardano a riemergere. Così la fanciulla in fiore di un tempo riallaccia i fili di una storia mai veramente sopita, ma solo nascosta nei meandri del tempo, pronta di nuovo a esplodere, come per magia. Nel film c'è tutto il gusto francese per i sentimenti e l'adolescenza, tanto che «Un amore di gioventù» potrebbe essere considerato davvero come l'ultimo (ma solo in ordine di tempo) episodio di una storia culturale lunghissima, che affonda le sue radice nel surrealismo di André Breton e Jean Cocteau (il tema dell'amour fou come esperienza totalizzante), come nel cinema di François Truffaut (la dolce confusione tra vita, letteratura e cinema) e di Eric Rohmer (la forza del caso che arriva a sconvolgere ogni certezza predeterminata).

La cosa non dovrebbe meravigliarci visto che Hansen-Løve prima di diventare regista è stata un valido critico dei Cahiers du Cinéma (ancora oggi, insieme a Positif, il «tempio» della cinefilia d'Oltralpe), ma sbaglia chi pensa che queste suggestioni siano semplici citazioni, perché la regista francese ha la capacità di renderle non solo fresche, grazie a uno stile leggiadro e diretto (l'ambientazione en plein air, l'acerba fisicità degli attori, una finezza psicologica né banale e né eccessivamente drammatizzata), ma anche meno «positive» (e meno morali) di quanto si possa pensare. Tra passione e memoria, anche se è la prima che sembra trionfare, in realtà è la seconda a tessere la vera trama dell'esistenza.

Marco Luceri22 giugno 2012© RIPRODUZIONE RISERVATA

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