il film della settimana

Diciassette ragazze

Arriva anche in Italia una pellicola che in Francia sta facendo molto discutere e a cui la censura del nostro paese ha deciso solo un paio di giorni fa di togliere l'anacronistico divieto ai minori di 14 anni

Regia: Delphine e Muriel Coulin; Interpreti: Louise Grinberg, Juliette Darche, Roxane Duran, Esther Garrel; Sceneggiatura: Delphine e Muriel Coulin; Fotografia: Jean-Louis Vialard; Montaggio: Guy Lecorne; Scenografia: Benoît Pfauwadel; Costumi: Dorothée Guiraud. Produzione: Archipel 35, Arte France Cinéma, Canal+; Distribuzione: Teodora Film. Francia, 2011, 90'.

In Toscana è in queste sale: Firenze: Portico; Campi Bisenzio: Uci; Prato: Terminale.

Arriva anche in Italia una pellicola che in Francia sta facendo molto discutere e a cui la censura del nostro paese ha deciso solo un paio di giorni fa di togliere l'anacronistico divieto ai minori di 14 anni. Stiamo parlando di «17 ragazze», il lungometraggio d'esordio delle due sorelle Delphine e Muriel Coulin (già autrici di cinque corti, la prima ha lavorato in passato con giganti come Kieslowski, Malle e Kaurismaki, la seconda è anche una scrittrice): presentato al Festival di Cannes (nella sezione “Semaine de la critique”) e vincitore del Premio Speciale della Giuria all'ultimo Festival di Torino, il film è ispirato a una storia vera avvenuta nel 2008 negli USA, nel Massachusetts. A Liorent, una piccola città francese affacciata sull’Atlantico, un tempo destinata a un grande sviluppo industriale e ora in stato di perenne crisi, le giornate delle liceali scorrono placidamente, vuote e sempre uguali, finché una di loro, Camille, scopre di essere incinta.

A quel punto le amiche prendono una decisione eclatante: trovarsi in fretta e furia un partner occasionale e rimanere incinte tutte insieme. Una storia tutta al femminile quella messa in scena dalle sorelle Coulin, che alle asperità dello scontro generazionale e di genere (genitori e maschietti restano sempre sullo sfondo) preferiscono il ritratto d'insieme, tutto fondato su valori come l'amicizia, la solidarietà e il rispetto reciproco, che solo a quell'età si possono vivere in forma così intensa. Creando una sorta di nuova, indisciplinata, spensierata, innocente “comune”, queste ragazzine hanno il coraggio di sconvolgere la piatta vita di Liorent con un sussulto di libertà, freschezza e anarchia (qui le Coulin rispolverano una tradizione ben presente nella storia del cinema francese), servendosi dell'unico strumento che hanno: i loro corpi. La rivoluzione passa tutta da qui e infatti la cinepresa fin dall'inizio li scruta, li percorre, li analizza, li “tocca” con una grazia utopica che il mondo sembra aver definitivamente perduto. Se la sceneggiatura punta tutto sull'assenza del goffo e lontanissimo mondo degli adulti e delle istituzioni, le due registe francesi sono molto abili nel riempire questo vuoto con tutta la pesantezza di un ambiente straniante, quale può essere quello di una cittadina postindustriale di provincia schiacciata dalla crisi economica.

Molte sono nel film le vedute sul porto abbandonato, i casermoni di cemento, le strade che non portano a nulla. Camille e le altre si aggirano in questi luoghi come ombre “piene di vita” (sia in senso fisico che morale), come ultimo baluardo di un'umanità folle e disperata che non si rassegna alla mediocrità. E per fortuna che alla fine c'è l'Oceano, l'indeterminatezza della vita, una spiaggia su cui poter ancora sentirsi liberi. Perché a 17 anni non si può essere seri. Si può, anzi, si deve, solo sognare.

Marco Luceri
23 marzo 2012(ultima modifica: 25 marzo 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA