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il film della settimana

Quasi amici - Intouchables

Diversi fra loro: il ricco e raffinato paraplegico Philippe e il povero e ignorante ragazzone di periferia Driss. Eppure quando il primo decide di assumere il secondo come badante, la loro vita si trasformerà radicalmente

Regia: Eric Toledano, Olivier Nakache; Interpreti: François Cluzet, Omar Sy, Anne Le Ny, Audrey Fleurot; Sceneggiatura: Erci Toledano, Olivier Nakache; Fotografia: Mathieu Vadepied; Musiche: Ludovico Einaudi; Montaggio: Dorian Rigal-Ansous; Scenografia: François Emmanuelli; Costumi: Isabelle Pannetier; Produzione: Quad Productions, Chaocorp, Gaumont, TF1 Films Production; Distribuzione: Medusa. Francia, 2011, 112'

In Toscana è in queste sale: Firenze: Fiorella, The Space, Uci; Arezzo: Uci; Campi Bisenzio: Uci; Chiusi: Clev Village; Empoli: Excelsior; Grosseto: The Space; Livorno: Grande; Marina di Massa: Stella Azzurra; Massa: Splendor; Montecatini Terme: Excelsior; Montevarchi: Cine8; Orbetello: Supercinema; Pisa: Odeon; Pistoia: Lux; Pontedera: Cineplex; Prato: Omnia Center; Santa Croce sull'Arno: Lami; Sinalunga: Uci.

E' ispirato a una storia vera «Quasi amici – Intouchables», il film di Eric Toledano e Olivier Nakache che in Francia ha letteralmente sbancato il botteghino, polverizzando ogni precedente record d'incassi. Il perché è facile da comprendere, perché quella raccontata nel film è a suo modo una storia straordinaria, una favola moderna che però non si ferma alla superficie, ma dimostra di avere i piedi ben piantati nella realtà sociale d'Oltralpe. Non potrebbero infatti essere più diversi il ricco e raffinato paraplegico Philippe e il povero e ignorante ragazzone di periferia Driss, eppure quando il primo decide di assumere il secondo come badante, la loro vita si trasformerà radicalmente, diventando più intensa ed emozionante.

Niente di nuovo, insomma: quante volte al cinema abbiamo visto due personaggi così differenti compiere insieme un percorso di reciproca, positiva scoperta? Molte, eppure l'originalità del film risiede nel programmatico tentativo di evitare ogni forma di pietismo, grazie a una massiccia dose di umorismo che non serve solamente a farci fare qualche risata, ma anche a raccontarci i problematici risvolti di due handicap complementari, uno fisico ed emotivo, l'altro sociale. La coppia di registi francesi, pur non rinunciando a uno schematismo di base e a una certa dose di stereotipi, ci mostra tutto: da una parte la povertà, lo sfruttamento e la criminalità di quella sterminata città di nuovi miserabili che è la banlieu parigina, dall'altra gli agi, i vizi e le velleità di un'aristocrazia che vive in una sorta di Ancien Régime da operetta.

Dietro le battute, il sarcasmo, i toni da commedia e gli accenti da vaudeville, si nasconde la sostanza del film, ovvero il racconto di due grandi solitudini che trovano l'una nell'altra quella stravaganza un po' folle che serve per continuare a vivere. Una vicenda a suo modo esemplare di come la Francia (ma non solo) vorrebbe essere ed è facile intuire come un Paese che è in piena campagna elettorale si sia riconosciuto nella speranza professata a piene mani dal film, cercando di guardare a un futuro più positivo. Del resto il problema dell'identità (sociale, culturale, politica, religiosa) attraversa ormai da molti anni la Francia, che sta vedendo messi in crisi gli importanti valori nazionali della cittadinanza repubblicana. Certo, un film è solamente un film, ma il cinema serve anche a sognare. Soprattutto quando i sogni, poi, a volte si realizzano.

Marco Luceri
25 febbraio 2012(ultima modifica: 26 febbraio 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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