spettacoli
L'eterno fanciullo ha 60 anni
Tutta Italia festeggia Benigni
Roberto Benigni è la quintessenza della toscanità e dunque dell'italianità a un tempo modernissima e ancestrale
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L'eterno fanciullo ha 60 anni
Tutta Italia festeggia Benigni
Roberto Benigni è la quintessenza della toscanità e dunque dell'italianità a un tempo modernissima e ancestrale
La ricorrenza che forse vorrebbe dimenticare, da eterno fanciullo, e forse vorrebbe festeggiare, da bambino felice, è la stessa: un compleanno importante che cade sabato 27 ottobre: Roberto Benigni compie 60 anni. E per festeggiarlo è impossibile non tornare con la memoria alla notte del 21 marzo 1999 quando fu Sophia Loren a chiamarlo sul palco dell'Oscar con un sonoro «Robberto!!!» a celebrare l'incredibile trio di statuette conquistate con La vita è bella. Roberto Benigni è la quintessenza della toscanità e dunque dell'italianità a un tempo modernissima e ancestrale. Ma nel microcosmo della terra del suo amato Dante, due luoghi se ne contendono la paternità: Castiglion Fiorentino nell'aretino, dove è nato da genitori contadini sfoggiando un altisonante Remigio come secondo nome all'anagrafe, e Prato dove è cresciuto e ha conseguito il diploma di ragioneria.
Quarto figlio dopo tre adorate sorelle, l'adolescente Roberto tradisce presto la vena poetica e creativa, apprende l'arte antica del poetare all'impronta, si cimenta nel canto e debutta al Metastasio di Prato, non ancora trentenne, sostituendo irruenza e talento allo studio della drammaturgia e della recitazione. Nella vicina Firenze entra in contatto con attori come Carlo Monni e Marco Messeri con cui andrà a comporre un'affiatata coppia comica. Poi si trasferisce a Roma: sono gli anni del Beat '72, la compagnia di Lucia Poli con cui si esibisce nelle cantine e nei teatrini e qui incontra nel 1975 Giuseppe Bertolucci, il primo a intuirne tutte le potenzialità di poeta vernacolo e formidabile istrione. Bertolucci gli cuce addosso il monologo del 'Cioni Mariò con cui, partendo da Teatro Alberico, otterrà un clamoroso successo in tutta Italia.
È l'inizio della vera carriera, subito confermata dalle trasmissioni televisive Onda libera e Vita da Cioni e dal primo invito al Premio Tenco di Amilcare Rambaldi. Scoperto il set nel 1976 con Berlinguer ti voglio bene, sempre di Giuseppe Bertolucci, Benigni non lo lascerà più, nonostante incursioni costanti in tv, nella canzone, nell'improvvisazione dal vivo come quando sconvolge le leggi della rappresentazione politica prendendo in braccio, durante un comizio del 1983, proprio il leader del Pci, lo schivo Enrico Berlinguer. Nella sua chiave più stralunata e lunare Benigni appare in film di Paolo Pietrangeli, Costa Gavras, Bernardo Bertolucci, Marco Ferreri, Sergio Citti. Ma è il suo secondo pigmalione, Renzo Arbore, a farne un personaggio inconfondibile, prima in tv con il personaggio del critico cinematografico ne L'altra domenica e poi al cinema con il contestatissimo Il Pap'occhio del 1983. Dello stesso anno è la sua prima regia: il film a episodi Tu mi turbi, seguito da un exploit forse non previsto nemmeno dai due protagonisti: Non ci resta che piangere, diretto e interpretato a quattro mani con Massimo Troisi nel 1984.
Ormai popolarissimo anche grazie alle incursioni televisive come quella al festival di Sanremo del 1980 (il sensualissimo bacio alla sua compagna dell'epoca, Olimpia Carlisi), rasserenato nella vita privata dopo l'incontro e il matrimonio con Nicoletta Braschi, Roberto Benigni fugge lontano per non rischiare un'overdose di successo. Sbarca in America chiamato da un altro irregolare di talento come Jim Jarmush che lo vuole sul set di Daunbailò del 1986. Dalla trasferta riporta in patria una diversa sicurezza come regista, l'amicizia con Walter Matthau e l'idea per un nuovo film, il primo scritto insieme a Vincenzo Cerami che lo incontra grazie a Giuseppe Bertolucci. Nasce così Il piccolo diavolo del 1988, cui seguiranno Johnny Stecchino (1991), Il mostro (1994), fino al trionfo de La vita è bella (1998), rivelato al festival di Cannes (premio speciale della giuria da parte di un estasiato Martin Scorsese) e confermato all'Oscar l'anno dopo con sette candidature e tre premi (miglior regista, migliore attore protagonista e migliori musiche per Nicola Piovani). In mezzo alcune incursioni d'attore, dal lunatico poeta de La voce della luna con Federico Fellini (1990), allo scatenato ispettore Clouseau del Figlio della pantera rosa di Blake Edwards (1993).
I due film successivi, l'ambizioso Pinocchio del 2002 e il poetico La tigre e la neve del 2005 (sempre in coppia con Cerami) non hanno il successo dei film precedenti, anche perchè abbandonano la vena comica che lo aveva sempre caratterizzato per essere di più al servizio della ricerca poetica con un voluto azzeramento di ogni virtuosismo anche recitativo. Da allora Benigni ha lasciato il set (salvo sporadiche apparizioni come il recente To Rome with Love di Woody Allen) per riabbracciare il teatro con le spettacolari letture dantesche cominciate nel 2006 e la tv con apparizioni-evento, fino alla celebrazione dell'unità italiana per la quale ha scelto, lo scorso anno, ancora una volta il palcoscenico sanremese. Premiato in tutto il mondo, atteso ancora una volta in tv a dicembre per La più bella del mondo, serata a tema sulla Costituzione, Roberto Remigio Benigni ha speso i suoi primi 60 anni nella meticolosa costruzione di una maschera popolare che respira la commedia dell'arte, distilla una crescente sapienza culturale, ricerca nei modi più inattesi la parola poetica.
26 ottobre 2012 (modifica il 27 ottobre 2012)
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Roberto Benigni, show su Raiuno (22/10/2012)
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«Baudo non scherzare...» (27/10/2012)
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