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il concerto

Le canzoni di Mannarino , attori di teatro

Si esibirà mercoledì all'Obihall. Ed è già sold out

I personaggi protagonisti dei suoi brani sembrano quasi nati apposta per essere messi in scena. Chissà se lo sapeva, oppure lo ha realizzato con il trascorrere del tempo. Quelle donne leggere eppure rabbiosissime, salvifiche o mortali, e quegli uomini biechi, riflesso di un’era che di onorevole ha solo il titolo: pare di vederli, muoversi e parlare, prendere vita propria. Succederà davvero, ora che Alessandro Mannarino ha deciso di portarli con sé sul palco di teatri e auditori italiani. “L’ultimo giorno dell’umanità” è il titolo del nuovo spettacolo -nonché traccia che chiude “Supersantos”, ultimo album – che l’artista romano sta portando in giro per il Paese a a suon di sold out.

Non fa eccezione Firenze, che lo ospiterà il 28 marzo all’Obihall. Parla di «dimensione onirica» del teatro, «un posto fatto apposta per sognare». Per questo ha creato uno spettacolo ad hoc, del quale non svela i segreti, ma assicura: «C’è un filo conduttore che lega le storie». Sua la scelta registica che porta la band ad interpretare le canzoni delle sue produzioni (“Supersantos” e “Bar della rabbia”) coinvolgendoli in modo più che attivo, con tanto di cambi d’abito e recitazione. Simona Sciacca, ad esempio, bellissima voce di molti brani, sarà l’amata Maddalena, e poi la tosta e passionale Mary Lou, l’evocativa figura di “La strega e il diamante”: «Per chi guarda c’è sicuramente meno condivisione da live, ma più spettacolo vero e proprio».

Nel contempo, sta lavorando come autore alla colonna sonora del lungometraggio “Tutti contro tutti”, esordio alla regia di Rolando Ravello su un soggetto di Massimiliano Bruno. Una ne fa, cento ne pensa: «Dopo il tour estivo, mentre ho cominciato a lavorare al terzo album, ho proprio sentito l’esigenza di fare questo nuovo tour. E’ un passo in più tutto da vedere. Dalle luci alla regia è più pensato, costruito, raffinato». Certo, la risposta di pubblico fin qui è stata ottima, anche se lui ne parla come niente fosse. Si esprime sui suoi sold out come quando racconta di aver fatto un giro in bici o aver comprato un chilo di verdura: «Io non giudico il concerto da quante persone vengono! – risponde quando gli si fa notare – Piuttosto per come mi sento quando è finito. Dipende da così tanti fattori la riuscita di un live (location, pubblico, attrezzatura, logistica e molto altro) che non si può davvero valutare in base al tutto esaurito».

E a proposito di tutte queste variabili, il suo ultimo live fiorentino, al Teatro Romano di Fiesole, è stato un successo: «Una delle date più belle di sempre! – ricorda –Posto splendido, belle le persone, le facce, i sorrisi: davvero un concerto di lusso». «Sento che questo spettacolo, nato da una necessità di portare le storie davanti a orecchie più attente ed occhi più dolci, possa essere capito. L’attitudine è diversa, certo. Se qualcuno si presenta con lo “spirito da fiaschetto”, può darsi anche che a fine live me lo lanci dietro, il fiaschetto». Come a dire: Mannarino è quello “de core” che canta dalle viscere dello stomaco le storie della metropoli e quelle universali dell’umanità alla resa dei conti, lo stesso che non disdegna un bicchiere di rosso, ma c’è dell’altro. E’ ciò che non ama mettere sul piatto sfacciatamente, sotto l’occhio di bue e alla mercè di chiunque. Perciò usa la parola “sforzo”: «Questo spettacolo lo richiede dalla parte del pubblico, ma anche dalla mia: significa essere al centro. A teatro si vede tutto». Come è giusto che sia, per l’ultimo giorno dell’umanità.

Diletta Parlangeli
27 marzo 2012© RIPRODUZIONE RISERVATA

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