il film della settimana

Amour

Che cos'è l'amore quando si giunge alla consapevolezza che ormai la vita sta andando via?

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Amour

Che cos'è l'amore quando si giunge alla consapevolezza che ormai la vita sta andando via?

Regia: Michael Haneke; Interpreti: Jean-Louis Trintignant, Emmanuelle Riva, Isabelle Huppert, Alexandre Tharaud; Sceneggiatura: Michael Haneke; Fotografia: Darius Khondji; Montaggio: Monica Willi, Nadine Muse; Scenografia: Jean-Vincent Puzos; Costumi: Catherine Leterrier Produzione: Les Films du Losange, X-Filme Creative Pool, Wega Film; Distribuzione: Teodora. Francia/Germania/Austria, 2012, 127'.

In Toscana è in queste sale: Firenze: Portico; Livorno: Grande; Pisa: Arsenale.

Una coppia di anziani ex musicisti autoreclusisi nel loro elegante appartamento parigino. Due anime a cui il mondo non ha più nulla da dare, almeno da quando lei, Anne, colpita da un ictus, peggiora giorno dopo giorno, e lui, Georges, ferma la sua vita per assisterla. Fino alla fine, in un lento scivolare verso l'ineluttabile destino umano. E' un sontuoso e soffocante dramma da camera l'ultimo capolavoro di Michael Haneke (Palma d'Oro al Festival di Cannes), il canto funebre dell'esistenza sotto forma di una duplice agonia: quella di un corpo e quella di una mente. Che cos'è l'amore quando si giunge alla consapevolezza che ormai la vita sta andando via? Haneke mostra la morte in azione, ma decide di raccontare questa piccola, immensa tragedia quotidiana sia dalla parte della sofferenza, sia dalla parte della dolcezza, per celebrare tutta la forza ancestrale del sentimento.

La verità di tutto ciò che si è vissuto insieme, dall'inizio fino alla fine, Georges e Anne la ritrovano in ogni singolo sguardo, in ogni muta carezza, in ogni singolo sfiorarsi della propria pelle, in una promessa da mantenere a ogni costo, oltre ogni umana fragilità. Il grande regista austriaco recupera la migliore tradizione della drammaturgia nordica (Strindberg, Ibsen, Bergman) e concentra tutta la realtà in quattro stanze, costruendo una sinfonia glaciale, fatta di immagini fisse, campi/controcampi, piani larghi, così precisa da far trasparire tutta la forza che il cinema può dimostrare quando diventa un'architettura del mondo. E anche quando Haneke, in alcune sequenze, devìa dal suo racconto così autentico e rigoroso (con un paio di scene dal sapore hitchcockiano, ma soprattutto con la pittura, che a un certo punto “sospende” il tempo del film, e con gli inserti musicali di Schubert e di Beethoven, che ampliano a dismisura lo spazio dell'appartamento, rinviando per pochi istanti a una fuga luminosa, a una misteriosa altra essenza della vita, inafferabile, forse, crudele e oscura nella sua lontananza, ma bellissima), non trascura mai di restituire allo spettatore l'essenza di un sentimento umano devastante e assoluto.

La stessa essenza che si ritrova in ogni passo, in ogni gesto e in ogni singolo sguardo di due interpreti che definire straordinari sarebbe troppo poco. I corpi di Jean-Louis Trintignant e di Emmanuelle Riva vibrano dolenti in ogni singolo istante e riempiono così ogni vuoto dell'azione, fino a quell'abbraccio sepolcrale, la cui profondità, nessun racconto d'infanzia, nessuna lettera scritta, nessun disperato ed estremo gesto d'amore potranno mai cancellare. Sta forse tutto qui l'amour del titolo?

Marco Luceri27 ottobre 2012 (modifica il 29 ottobre 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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