il film della settimana

Il cammino di Santiago

il film per molti versi si presenta privo di quella cartolinesca retorica del misticismo che avrebbe finito per appesantirlo

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Il cammino di Santiago

il film per molti versi si presenta privo di quella cartolinesca retorica del misticismo che avrebbe finito per appesantirlo

Regia: Emilio Estevez; Interpreti: Martin Sheen, Emilio Estevez, Deborah Kara Unger; Sceneggiatura: Emilio Estevez; Fotografia: Juan Miguel Azpiroz; Montaggio: Raùl Dàvalos; Scenografia: Vìctor Molero; Costumi: Tatiana Hernàndez; Produzione: Elixir Films, Filmax Entertainment; Distribuzione: 01. USA/Spagna, 2010, 134'

In Toscana è in queste sale: Firenze: Principe

Parrebbe certamente una strana operazione quella compiuta dal regista ed attore Emilio Estevez con questo piccolo film semi-indipendente, se non fosse per un certo evidente desiderio di riannodare i fili di una vicenda famigliare che proprio ne «Il cammino di Santiago» trova la sua mise en abyme. Tom (il grande Martin Sheen, l'indimenticabile capitano Willard di «Apocalypse Now», padre di Estevez nella vita reale) vive in America e fa il medico. Un giorno riceve l'improvvisa notizia della scomparsa del figlio Daniel (interpretato dallo stesso Estevez), morto accidentalmente sui Pirenei.

Giunto in fretta in Europa per recuperare i resti del figlio, Tom scopre che Daniel aveva da poco iniziato il pellegrinaggio per raggiungere il santuario di Santiago de Campostela, lungo un cammino che si snoda, per circa 800 km, dalla catena montuosa fin all'estremo lembo nord-occidentale della Spagna. Recuperate le ceneri del figlio, Tom decide di intraprendere egli stesso il viaggio che il figlio non può più portare a termine e così, mentre passano i giorni, incontra sulla propria strada alcuni personaggi che divideranno con lui parte del cammino. Un film «in famiglia» a sfondo mistico? Solo in minima parte, del resto sempre di cinema americano si tratta e quindi, come di tradizione, ritroviamo una forte attenzione per la struttura narrativa, per la caratterizzazione psicologica dei personaggi e per il climax drammatico, anche se a farne le spese sono proprio quei guizzi autoriali che ci sarebbero potuti essere e che invece (è una fortuna) non emergono mai.

Ciò permette ad Estevez (e a Martin Sheen, che qui fornisce una superlativa prova d'attore) di concentrarsi sulla dimensione più umana del lungo viaggio (quasi solitario) di Tom, che appare mosso non tanto dal desiderio di compiere un'impresa, quanto dalla voglia di rivitalizzare la propria memoria e concedere a un'esistenza ancora incompiuta un'altra chance. E' per questo che il film per molti versi si presenta privo di quella cartolinesca retorica del misticismo che avrebbe finito per appesantirlo notevolmente e anche se a tratti spuntano fuori dei risvolti prevedibili (la scrittura non è riuscita a evitarli del tutto), «Il cammino per Santiago» resta un film sobrio e diretto, nonché sincero. E scusate se è poco. Marco Luceri

Marco Luceri29 giugno 2012© RIPRODUZIONE RISERVATA

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