toscani a venezia

La città ideale

Lo Cascio ha scelto una città unica al mondo: Siena. «Possono capitare però nella vita dei momenti in cui le parole diventano cruciali» dice il regista.

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La città ideale

Lo Cascio ha scelto una città unica al mondo: Siena. «Possono capitare però nella vita dei momenti in cui le parole diventano cruciali» dice il regista.

Per il suo debutto dietro la macchina da presa Luigi Lo Cascio ha scelto una città unica al mondo, Siena, e un titolo, «La città ideale», che a posteriori (il film è stato girato più di un anno fa) suona un po’ beffardo, viste le travagliate vicende vissute dalla città negli ultimi tempi. Ma l’attore – ora anche regista – siciliano ha preferito «volare alto», pensando piuttosto a una nuova utopia umanista e a una sua possibile attualizzazione nel mondo di oggi.

Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, unico titolo italiano presente nella sezione Settimana della Critica, «La città ideale» racconta una Siena quasi metafisica, che è poi il luogo dove ha trovato rifugio il protagonista del film, Michele (interpretato dallo stesso Lo Cascio), un fervente ecologista fuggito dalla sua città natale, Palermo. L’uomo si è trovato un appartamento a sua misura, in cui cerca di vivere in piena autosufficienza, senza dover ricorrere nemmeno all’acqua corrente o all’energia elettrica, mentre al di fuori combatte quotidianamente il malcostume di chi sporca gli spazi pubblici e l’inciviltà di chi sul luogo di lavoro non rispetta elementari regole di comportamento.

Ma l’equilibrio si rompe presto: durante una notte di pioggia Michele rimane coinvolto in una serie di misteriosi eventi, che ben presto faranno vacillare la sua ortodossia etica. «Generalmente non abbiamo alcun bisogno di rendere conto delle nostre azioni in maniera fedele – ha spiegato Lo Cascio riferendosi ai passaggi più significativi del film, cioè a quanto siano importanti certe parole in alcuni casi della vita - Non siamo obbligati all’esattezza. Anzi, il racconto che facciamo di noi e della nostra esperienza è alimentato da forzature e integrazioni, invenzioni e ornamenti che rendono il discorso forse meno vero, ma sicuramente più avvincente. Almeno, così crediamo. Possono capitare però nella vita dei momenti in cui le parole diventano cruciali. In queste occasioni, per fortuna rare, sbagliare una sillaba, mostrare delle contraddizioni, esibire incertezze nella ricostruzione degli eventi che ci sono accaduti, magari con una pronuncia perplessa, sono inciampi che possono segnare per sempre il nostro destino.

La ricerca spasmodica della verità e la sua attestazione allo sguardo e all’ascolto degli altri si pone allora non solo come esperienza di conoscenza o come istanza morale, ma soprattutto come unica possibilità di salvezza». Senza svelare troppo della trama, potremmo definire «La città ideale» una sorta di giallo morale sui vuoti e i misteri dell’Italia contemporanea, un film che si rifà per certi versi alla tradizione del cinema d’impegno civile (che da Elio Petri arriva a registi come Marco Tullio Giordana e Mario Martone, con cui Lo Cascio ha lavorato). Del resto, le conseguenze giudiziarie che stravolgeranno l’esistenza di Michele, così caparbiamente alternativa ai modelli dominanti, dimostrano proprio come la sua personale crociata ecologista vada a sbattere contro il muro di un sistema irrimediabilmente compromesso, in cui il sospetto diventa regola e si smarrisce il confine tra il diritto collettivo e la ragione individuale, tra la legge e l’abuso.

Marco Luceri30 agosto 2012 (modifica il 03 settembre 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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