il film della settimana

Un sapore di ruggine e ossa

Un'elegia carnale dell'amore a ogni costo, del sudore e del sangue, un melodramma brutale e lirico

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Un sapore di ruggine e ossa

Un'elegia carnale dell'amore a ogni costo, del sudore e del sangue, un melodramma brutale e lirico

Regia: Jacques Audiard; Interpreti: Marion Cotillard, Matthias Schoenaerts, Armand Verdure, Céline Sallette; Sceneggiatura: Jacques Audiard, Thomas Bidegain; Fotografia: Stéphane Fontaine; Musiche: Alexandre Desplat; Montaggio: Juliette Welfling; Scenografia: Michel Barthélémy; Costumi: Virginie Montel. Produzione: Why Not Production, Page 114, France 2 Cinéma, Les Films du Fleuve, Rtbf; Distribuzione: Bim. Francia/Belgio, 2012, 120'

In Toscana è in queste sale: Firenze: Astra 2, Flora, Odeon; Campi Bisenzio: Uci; Empoli: Excelsior; Lucca: Italia; Pisa: Odeon; Pistoia: Lux; Prato: Terminale.

Un'elegia carnale dell'amore a ogni costo, del sudore e del sangue, un melodramma brutale e lirico: «Un sapore di ruggine e ossa» di Jacques Audiard, presentato in concorso all'ultimo Festival di Cannes, ruota intorno alla vicenda di Ali, un ex pugile bestiale e rabbioso, e Stephanie, una donna che ha tragicamente perso le gambe. Il loro è un incontro tra due personaggi irriducibili, due figure che la vita ha messo sotto una pressione inaudita e che nonostante tutto non smettono di credere in essa. Anzi, ribaltano tutto, attraverso le vie più imprevedibili, grazie a una forza d'animo un po' folle che il resto del mondo sembra non avere più. In questo senso Ali e Stephanie sono personaggi perfettamente ascrivibili al mondo poetico di Audiard (il più importante regista francese di oggi), simili per certi versi ai protagonisti di «Sulle mie labbra», «Tutti i battiti del mio cuore», «Il profeta» (il suo capolavoro, ancora oggi insuperato), ma man mano che il film procede si capisce bene che i due in realtà sono una cosa sola.

Passa dall'elemento fisico questa inedita fusione: la prestanza animalesca di Ali sopperisce all'handicap (e alla solitudine) di Stephanie, come la donna cerca di trovare nell'uomo (che si porta dietro un figlio) quella parte di umanità sommersa che assomiglia vagamente all'amore. Quello che c'è in mezzo, dal sesso consumato in maniera brutale, dai combattimenti clandestini di Ali, dai bagni sulle luminose spiagge della Costa Azzurra, alle fughe notturne, costituisce il campo dell'esistenza in cui si applica questa fusione (di ruggine e ossa, per l'appunto). Audiard si riconferma un maestro nella direzione degli attori (il bello e aitante attore belga Matthias Schoenaerts e la sempre splendida Marion Cotillard), nella costruzione di un pathos ossessivo, nella messinscena di un mondo sporco, corrotto, carnale, nell'utilizzo di immagini sontuose e cariche di plasticità. Tuttavia si ha l'impressione che il film – soprattutto nella seconda parte – soffra di un eccesso di sovraccaricamento della scrittura (è il difetto principale di tanto cinema francese contemporaneo più o meno d'autore), anche perché la corsa dei due verso una riappropriazione della propria vita si risolve nella riconciliazione e nel perdono, cioè in una speranza positiva. Tutto ritorna alla fine dentro i limiti di un cinema inaspettatamente “rassicurante”, che ha perso un po' del furore anarchico di cui erano pervasi i film precedenti del regista d'Oltralpe: stavolta l'equilibrio tra la compattezza narrativa e l'intensità spettacolare sembra aver ceduto un tantino troppo il passo agli snodi melodrammatici.

Marco Luceri05 ottobre 2012 (modifica il 07 ottobre 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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