il film della settimana

Piccole bugie tra amici

Nella bella e grande casa sul mare si ritrova un gruppo di amici parigini, ognuno con le proprie preoccupazioni, insicurezze e piccoli segreti

Regia: Guillaume Canet; Interpreti: François Cluzet, Marion Cotillard, Benoît Magimel, Jean Dujardin, Gilles Lellouche; Sceneggiatura: Guillaume Canet; Fotografia: Christophe Offenstein; Montaggio: Herve Deluze; Scenografia: Philippe Chiffre; Costumi: Carine Sarfati. Produzione: Les Productions du Trésor, Caneo Films, M6 Films; Distribuzione: Lucky Red. Francia, 2010, 154'.

In Toscana è in queste sale: Firenze: Odeon; Campi Bisenzio: Uci; Livorno: Quattro Mori; Pisa: Odeon; Prato: Eden.

Un'estate a Cap Ferret, dalle parti di Bordeaux. Nella bella e grande casa sul mare si ritrova un gruppo di amici parigini, ognuno con le proprie preoccupazioni, insicurezze e piccoli segreti. Per tutti il dolore di una mancanza, l’amico Ludo (Jean Dujardin, il divo di «The Artist», qui prima del successo internazionale del film) rimasto solo a Parigi in ospedale dopo un gravissimo incidente. Ci pensano a volte intensamente, a volte distrattamente, ma poi, si sa, la vita e le vacanze vanno avanti. Eppure stavolta c'è qualcosa di diverso, invece di scaldare, l’estate è da grande freddo: Vincent (Benoit Magimel) non ama più sua moglie ma prova qualcosa per l’amico Max (François Cluzet), che, sconvolto, diventa sempre più nervoso e insopportabile; Eric (Gilles Lellouch) è un impenitente dongiovanni, mentre l'idolente Marie (Marion Cotillard, compagna del regista nella realtà) consuma storie di sesso senza grande convinzione; e infine c'è il tenero Antoine (Laurent Laffite), le cui giornate sono scandite dagli sms della sua ex fidanzata (Anne Marivin), di cui è ancora innamorato.

Un ritratto generazionale malinconico, divertente, a tratti toccante, quello dipinto da Guillaume Canet, che in «Piccole bugie tra amici» prende di petto tutte le incertezze, i passi falsi, le insicurezze e soprattutto l'immaturità dei quarantenni di oggi. Lo fa orchestrando una perfetta partitura tra i personaggi, tutti intimamente legati da quelle piccole bugie, dai quei segreti detti/non detti che, se da una parte servono a tirare avanti per qualche giorno, dall'altra intrappolano l'esistenza in un eterno, sfiancante presente. Perché poi la vita (o la morte) arrivano senza preavviso e costringono ognuno di loro a guardare in faccia la nuda, cruda realtà e a far uscire fuori tutte le meschinità accumulate in tanti anni di belle vacanze. Il regista francese da' spazio ai sui attori, li osserva, li spia, li segue ossessivamente, scoprendo sui volti i loro turbamenti emotivi, alternando continuamente il ritmo. Il film assume così le molteplici forme di una commedia farsesca (dai risvolti anche sociali) e di un dramma intimista, in cui le battute e le situazioni paradossali si alternano perfettamente a momenti di nero sconforto.

Non era un'operazione facile quella di «Piccole bugie tra amici» e il fatto che Canet sia riuscito a evitare i toni autoconsolatori o (peggio ancora) moralisti è il segno che una riflessione “generazionale” si può fare, sorridendo amaramente di tutti i difetti del proprio mondo, senza piangersi troppo addosso. Quella del regista francese è stata una scelta personale e rischiosa, ma ampiamente riuscita: il film è sincero. Si vede. E si sente. Infatti il commovente finale è tutto per «My Way». La vita, a modo mio.

Marco Luceri
07 aprile 2012(ultima modifica: 10 aprile 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA