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il film della settimana

J. Edgar

Il nuovo film di Clint Eastwood, un biopic dedicato alla leggendaria figura di J. Edgar Hoover, fondatore e capo assoluto, per quasi mezzo secolo, dell'FBI

Regia: Clint Eastwod; Interpreti: Leonardo Di Caprio, Naomi Watts, Armie Hammer, Josh Lucas; Sceneggiatura: Dustin Lance Black; Fotografia: Tom Stern; Montaggio: Joel Cox, Gary Roach; Scenografia: James J. Murakami; Costumi: Deborah Hopper; Produzione: Malpaso, Image, Wintergreen; Distribuzione: Warner Bros. USA, 2011, 137'

In Toscana è in queste sale: Firenze: Fiorella, Fulgor, Odeon, Portico, The Space, Uci; Arezzo: Eden; Campi Bisenzio: Uci; Grosseto: The Space; Livorno: 4 Mori; Massa: Splendor; Montevarchi: Cine8; Orbetello: Supercinema; Pisa: Isola Verde; Pistoia: Roma; Poggibonsi: Garibaldi; Prato: Eden, Omnia Center; Pontedera: Cineplex; Scandicci: Cabiria; Sinalunga: Uci.

Per l'inizio dell'anno arriva nelle sale il nuovo film di Clint Eastwood, un biopic dedicato alla leggendaria figura di J. Edgar Hoover, fondatore e capo assoluto, per quasi mezzo secolo, dell'FBI. Sopravvissuto all'avvicendarsi di ben otto presidenti e protagonista di primo piano della politica e della società americana dalla fine della Grande Guerra a Nixon, Edgar è ritratto già all'inizio del film come una maschera ipertrofica dalle molteplici facce: passato e presente, giovinezza e vecchiaia, pubblico e privato si alternano (grazie a un uso continuo del montaggio parallelo) senza sosta, intrecciando vicende personali e avvenimenti storici. Si dirà che tutti i biopic dedicati agli uomini che hanno fatto la Storia rispettano questa cornice di genere, ma Eastwood e il suo esperto sceneggiatore Dustin Lance Black in «J. Edgar» spostano l'asse narrativo, facendo apparire i comportamenti pubblici del protagonista come il prodotto di una vita interiore difficile e oscura.

Tuttavia Clint Eastwood non è né Orson Welles né Aleksandr Sokurov, per cui la riflessione sulla natura intima del Potere si ferma qui, per scivolare – dignitosamente – verso il ritratto di un uomo aggressivo, vanaglorioso, bugiardo, ossessionato dai comunisti, dai criminali e da tutti quelli che a suo arbitrario giudizio costituiscono una minaccia per la sua sicurezza e per quella della nazione, ma anche combattivo, determinato, sicuro di sé, attento ai nuovi linguaggi della società di massa, nonché animato da un incrollabile senso del dovere. Ma se questo è il volto pubblico di Edgar, sicuramente ricco, ma ampiamente conosciuto, meno familiare è la sfera privata, che Eastwood mostra in tutta la sua contrastante nudità, dal rapporto morboso con la madre, alla difficoltà di poter vivere in tranquillità la propria omosessualità – come il regista americano ci fa vedere nella parte più entusiasmante del film, quella che racconta la profonda non-relazione con Clyde Tolson.

Se il film è dunque un affresco ambizioso e non privo di qualche limite - soprattutto nel terribile trucco che ridicolizza bravi interpreti come Naomi Watts e Armie Hammer – ciò che resta negli occhi dello spettatore alla fine del film è soprattutto la strabiliante prova di Leonardo Di Caprio, diventato ormai l'attore americano più importante di oggi. Straordinaria la sua capacità camaleontica, che gli permette di mimetizzarsi nel personaggio senza mai imbalsamarlo, rendendolo anzi vivace e imprevedibile, grazie all'uso di un registro mimico calibratissimo in ogni piccolo gesto e attento a integrare a pieno la fisicità del personaggio nella scenografia (elemento-chiave della recitazione sono in questo caso i costumi). Se tra qualche settimana il Premio Oscar sarà lui a vincerlo, ben pochi avranno da ridire.

Marco Luceri
08 gennaio 2012(ultima modifica: 09 gennaio 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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