il film della settimana

Bella addormentata

L'ultima opera di Bellocchio ci appare come un film necessario, di grande valore, capace di risvegliare l’Italia (la vera “bella addormentata” del titolo?) da un torpore sopportato troppo a lungo

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Bella addormentata

L'ultima opera di Bellocchio ci appare come un film necessario, di grande valore, capace di risvegliare l’Italia (la vera “bella addormentata” del titolo?) da un torpore sopportato troppo a lungo

Regia: Marco Bellocchio; Interpreti: Toni Servillo, Isabelle Huppert, Alba Rorhwacher, Michele Riondino, Maya Sansa, Piergiorgio Bellocchio; Sceneggiatura: Marco Bellocchio, Veronica Raimo, Stefano Rulli; Fotografia: Daniele Ciprì; Musiche: Carlo Crivelli; Montaggio: Francesca Calvelli; Scenografia: Marco Dentici; Costumi: Sergio Ballo. Produzione: RaiCinema, Babe Film; Distribuzione: 01. Italia/Francia, 2012, 110'

In Toscana è in queste sale: Firenze: Adriano, Fiorella, Principe, Uci; Arezzo: Eden; Campi Bisenzio: Uci; Grosseto: Nuovo Stella; Livorno: 4 Mori, Lucca: Italia; Massa: Splendor, Montevarchi: Cine8; Poggibonsi: Garibaldi; Prato: Eden, Omnia Center; Sesto Fiorentino: Grotta; Siena: Nuovo Pendola.

Per uno dei film più difficili e complessi della sua carriera, Marco Bellocchio ha scelto di trasformare la drammatica e lacerante vicenda di Eluana Englaro in uno strumento drammaturgico per raccontare temi altissimi: non solo la vita e la morte, ma anche il rapporto tra genitori e figli, le implicazioni della fede, la meschinità e il cinismo del potere, la volontà individuale, finanche l’amore. Sia ben chiaro, Bellocchio resta un laico, nel film egli non rinuncia alle sue idee, ma è riuscito a non fare un film a tesi, di parte, che condannasse gli uni (chi si opponeva alla scelta di Beppino Englaro) parteggiando apertamente per gli altri (chi ha difeso la decisione del padre). Non un atteggiamento conciliante il suo, non un generico “hanno tutti ragione”, ma piuttosto una propensione all’ascolto, alla necessità di guardare verso chi non la pensa nella stessa maniera (per una curiosa fatalità il film è uscito pochi giorni dopo la morte del Cardinale Martini). In un Paese come l’Italia in cui le opposte fazioni sono sempre pronte a salire sulle barricate in nome dell’odio ideologico, la scelta di campo di uno dei più importanti intellettuali italiani ci sembra un grande segnale di libertà.

Mentre la cronaca mediatica racconta sullo sfondo la vicenda di Eluana, un gruppo di personaggi è alle prese con travagli interiori dilanianti: un senatore (un intenso Toni Servillo) del Pdl (ex socialista) dal passato luttuoso che è stanco di approvare leggi che non condivide, la figlia (Alba Rorhwacher) fervente cattolica che è travolta da un’inaspettata quanto travolgente illusione d’amore, una grande attrice (una gigantesca Isabelle Huppert) che si è sepolta in casa ad assistere la figlia in stato vegetativo aspettando un miracolo, un medico (il tesissimo Piergiorgio Bellocchio) che cerca di tenere in vita una tossicodipendente dagli istinti suicidi (un’incantevole Maya Sansa). Le storie si intrecciano, si sfiorano, si sovrappongono, parlano di un’umanità inconsapevolmente smarrita e ripiegata su se stessa, sola, disperata e incapace di sopravvivere a se stessa, rappresentata sullo schermo da uno stile figurativo simbolico e visionario, a volte straordinario (il calidarium e le stanze del Senato, la casa-chiesa dell’attrice), e altre un po’ meno (le sequenze ambientate nell’ospedale), ma che resta comunque “bellocchiano” (concorrono a ciò un ampio uso della profondità di campo, nonché la fotografia cupa firmata da Ciprì e le musiche di Crivelli). Ma al di là dei meriti estetici, l’ultima opera di Bellocchio ci appare come un film necessario, di grande valore, capace di risvegliare l’Italia (la vera “bella addormentata” del titolo?) da un torpore sopportato troppo a lungo. Andate a vedere questo film e per favore discutetene, discutetene…

Marco Luceri08 settembre 2012© RIPRODUZIONE RISERVATA

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1
Non è un po' esagerato?
08.09|18:08

Non è un po' troppo dire che basta un film ed è tutto chiaro su un tema come il fine vita? Bellocchio diventa "uno dei più grandi intellettuali italiani" e la sua presa di posizione scontatissima a favore della dolce morte diventa un "atto di coraggio"... in un paese in cui praticamente tutti hanno detto la loro. Mi piacerebbe sapere cosa capita mai di male a chi è a favore dell'eutanasia. A chi è contro invece capita che un regista disegni delle caricature di personaggi per irriderli, e per di più dicendo "ho fatto parlare tutti". I prolife di questo film sono tutte persone frustrate o disturbate. gli altri invece sono esaltati come persone che fanno scelte eroiche. Questo film fa meditare: fa meditare sul fatto che ancora una volta il mondo laicista e anti-religioso fa sfoggio di una totale incapacità di comprendere le ragioni di chi ha fede, o comunque la pensa fuori dal coro. Coro che vede tra i suoi componenti Bellocchio. Sappia Marco Luceri che coraggioso è chi esce dal coro, non chi ne fa parte.

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