il film della settimana
Bella e giovane
Il destino di Isabelle in quattro stagioni. Diciassettenne di buona borghesia, decide di prostituirsi. Perché? Nessuno avrà mai la risposta
Regia: François Ozon; Interpreti: Marine Vacht, Géraldine Pailhas, Frédéric Pierrot, Charlotte Rampling; Sceneggiatura: François Ozon; Fotografia: Pascal Marti; Musiche: Philippe Rombi; Montaggio: Laure Gardette; Scenografia: Katya Wyszkop; Costumi: Pascaline Chavanne; Produzione: Mandarin Cinéma, Mars Films; Distribuzione: Bim. Francia, 2013, 94'.
In Toscana è in queste sale:Firenze: Fiorella; Arezzo: Eden; Campi Bisenzio: Uci; Livorno: Dessé; Pisa: Odeon; Siena: Nuovo Pendola.
Il destino di una jeune fille en fleur passa attraverso il racconto di quattro stagioni in cui il corpo, i sentimenti e gli sguardi cambiano nel volgere di una serie infinita di attimi. Isabelle, diciassettenne della buona borghesia consuma il primo amore su una solare spiaggia del Mediterraneo, poi, quando torna a Parigi e l'autunno la stringe a sé decide di prostituirsi. Esce di casa in jeans e maglietta, ma nasconde nella borsa tacchi, minigonna e tailleur. Si traveste, Isabelle, da donna che ancora non è, e si aggira sicura nei corridoi e nelle stanze ovattate degli alberghi dove incontra i suoi clienti. Si concede per 300 o 500 euro, poi torna a casa e nasconde tutto.
Perché lo fa? Non le manca niente, non soffre di un vuoto d'affetto e non ha bisogno di soldi. Nessuno avrà mai la risposta: quando il «gioco» verrà scoperto, né la famiglia, né le amiche, né gli psicologi verranno a capo dell'enigma. E Isabelle resterà la giovane, bella e misteriosa ragazza che si è aperta al mondo per scoprirlo, forse per non esserne travolta. François Ozon, tra i più originali osservatori dell'adolescenza che si trovino nel cinema contemporaneo, si ferma sempre un attimo prima di giudicare. Lascia che la sua macchina da presa scruti, silente e voyeuristica, la vita proibita di questa nuova belle de jour: la accompagna negli incontri, la segue per le strade e negli interni, cercando di restituire in ogni inquadratura ogni singolo frammento di quel puzzle di sentimenti contrastanti che è Isabelle. Il regista francese lo fa senza rinunciare alla sua proverbiale ironia, scoprendo con eleganza l'ipocrisia e il perbenismo che si celano, ad esempio, dietro i rapporti genitori/figli e affidando alla sua splendida interprete (Marine Vacth, giunta qualche giorno fa a Firenze per la prima nazionale del film a France Odeon) il compito di reggerne il peso. L'intesa funziona a meraviglia, forse perché mai come in questo film regista e attrice sembrano rispecchiarsi l'uno nell'altra.