il documentario

Alla memoria del padre

«Il treno che bucò il fronte», lungo 79 minuti, sarà proiettato in anteprima il 12 gennaio al Cinema Olimpia di Tavarnelle Val di Pesa (ore 16.30)

il documentario

Alla memoria del padre

«Il treno che bucò il fronte», lungo 79 minuti, sarà proiettato in anteprima il 12 gennaio al Cinema Olimpia di Tavarnelle Val di Pesa (ore 16.30)

E’ dedicato alla memoria del padre «Carlino» il documentario di Stefano Ballini, che racconta le grandi stragi naziste avvenute durante la seconda guerra mondiale. «Il treno che bucò il fronte», lungo 79 minuti, sarà proiettato in anteprima il 12 gennaio al Cinema Olimpia di Tavarnelle Val di Pesa (ore 16.30), mentre dal giorno successivo sarà visibile gratuitamente sul sito www.treno1944.com e non verrà distribuito in dvd.

Il titolo si riferisce all’esperienza di Carlino Ballini che, dopo l’armistizio dell’8 settembre, riuscì quasi per miracolo a scampare a un rastrellamento nazista su un treno, nascondendosi tra le poltrone di uno scompartimento. Sono tuttavia le stragi naziste avvenute in Toscana e in Emilia il cuore del documentario, che raccoglie numerose interviste di superstiti e testimoni, partendo dallo sbarco di Anzio per proseguire con gli eccidi di Pratale (Tavarnelle Val di Pesa) Sant’Anna di Stazzema e Marzabotto. Il montaggio del film è curato da Stefano Ballini assieme a Matteo Ceccatelli, la fotografia da Cosimo Ballini, mentre la voce narrante è di Fabio Crescioli.

Il documentario, che per dirla col regista è «rigorosamente no profit», si conclude con una lettera immaginaria a Carlino, in cui il figlio spiega che «ognuno di noi, anche partendo da una storia personale, può fare qualcosa per tramandare la memoria». «Mio padre bucò il fronte tedesco, io metaforicamente buco il fronte dell'indifferenza, della dimenticanza verso quello che successe nel 1944 in Italia – spiega Stefano Ballini – perché non c'è futuro senza la consapevolezza di quello che è stato il nostro passato e la nostra storia». Carlino Ballini, l’8 settembre 1943, era un militare al rientro al fronte da una licenza, e poco sotto Roma evitò un rastrellamento nazista, riuscendo a ricongiungersi alle milizie alleate schierate sulla linea Gustav. «Se ricordare quei giorni, i sogni e le speranze di allora – commenta Enrico Pieri, presidente dell’associazione Martiri di Sant’Anna – contribuisce a rendere visibile la realtà del male e delle sue vie, allora il sacrificio delle vittime del nazismo sarà stato, almeno in parte, valorizzato».

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