il film della settimana
Il volto di un'altra
È una commedia che riesce a conservare una robusta ironia di fondo. E dimostra come il cinema italiano è capace di ragionare con intelligenza e leggerezza
Regia: Pappi Corsicato; Interpreti: Laura Chiatti, Alessandro Preziosi, Lino Guanciale, Iaia Forte; Sceneggiatura: Pappi Corsicato, Monica Rametta, Gianni Romoli, Daniele Orlando; Fotografia: Italo Petriccione; Montaggio: Cristiano Trovaglioli; Scenografia: Andrea Crisanti; Costumi: Roberto Chiocchi; Produzione: R&C Produzioni, RaiCinema; Distribuzione: Officine Ubu. Italia, 2011, 84'.
In Toscana è in queste sale: Firenze: Adriano, Spazio Uno, Uci; Campi Bisenzio: Uci; Livorno: Grande; Pisa: Lanteri; Prato: Eden.
È un film piccolo, ma a suo modo importante «Il volto di un'altra», ultima fatica di uno dei registi italiani più originali e allergici alle etichette come Pappi Corsicato. Per due motivi. Primo: è una commedia che riesce a conservare una robusta ironia di fondo anche quando scivola nella trivialità e si contamina con la farsa. Secondo: dimostra come il cinema italiano, quando si impegna a farlo, è capace di ragionare con intelligenza e leggerezza (e soprattutto senza ricorrere ai soliti stucchevoli moralismi) sul mondo della televisione. La storia è quella di Bella (la brava Laura Chiatti), appariscente conduttrice di un famoso programma sulla chirurgia estetica. La donna lavora insieme a suo marito Renè, il medico che effettua le operazioni agli ospiti che intervengono all'interno del programma.
Purtroppo, però, le cose non vanno come dovrebbero, e Bella viene licenziata a causa di un calo di ascolti. Non può accettare che la sua carriera si interrompa in questa maniera; in preda alla disperazione lascia lo studio ma, sulla via di casa, rimane gravemente ferita in un incidente d'auto. Il suo volto è sfigurato, ma Bella decide di sfruttare la situazione per rilanciare la sua immagine: si fa ricostruire la faccia dal marito proprio durante la diretta televisiva, nella speranza di riuscire ad attirare l'attenzione del pubblico. Ricoverata in una clinica tra le montagne incontaminate del Sud Tirolo, la donna diventa così oggetto della curiosità di molte persone, che si chiedono come sarà il suo nuovo volto.
Corsicato costruisce questa scoppiettante commedia degli equivoci dipingendola con il suo inconfondibile stile visivo e sonoro, all'insegna di un eclettismo pop-kitsch-trash che guarda al primo Almodovar, a certa black comedy alla Coen, all'animazione giapponese, al melò anni '50, il tutto centrifugato, ma piacevolmente eccessivo, proprio come si confà a quelle vite di plastica – tutta superficie e poca sostanza – che la contemporaneità spesso ci obbliga a vivere. Attenzione, però: dietro il silicone e l'usa&getta, si nasconde il vuoto della perdita dell'identità (tema serissimo e attualissimo, purtroppo sconosciuto alla gran parte della commedia nostrana). Bella – che nome azzeccato! - è alla disperata ricerca di un'immagine nuova e infinitamente replicabile, sempre più bella, appunto, ma nulla riesce a cancellare quel senso di sgradevolezza che pervade tutta la sua esistenza. E se così è, allora ben venga una pioggia di letame a seppellire tutto.
12 aprile 2013 (modifica il 15 aprile 2013)© RIPRODUZIONE RISERVATA