il concerto
L'altra faccia dei Negrita
La band aretina debutta il 18 ottobre con Deja-Vu, al teatro Verdi di Firenze. La nuova sfida in chiave acustica
«Una fetta di cuore, ogni volta». È un cuore che si misura in ettari, quello dei Negrita, se da quasi 20 anni ogni volta cambiano marcia, ritmo, intenzione, direzione, e ogni volta il pubblico li segue e li premia perché – come dice il cantante Pau – «gli diamo ogni sera una fetta di cuore». Il 2013 ha messo la band aretina di fronte all'ennesima prova di maturità (e di mutazione) sfociata nell'ennesimo successo, che sarebbe stato sbagliato dare per scontato da quanto la prova si è rivelata «avventurosa»: «Deja Vu», il doppio disco-raccolta dei maggiori successi in chiave acustica (e non più «rock»), uscito un mese fa, e il conseguente tour teatrale che sta mietendo sold-out senza sosta. Pensate a Cambio, Che rumore fa la felicità, Mama Maé, Rotolando verso sud, Brucerò per te e tanti altri brani che hanno reso i Negrita una tra le rock band più amate d'Italia.
Ma pensateli ora in una veste completamente nuova: acustico il tour, acustico il disco, volumi abbassati, rabbia che si tramuta in dolcezza. Più che un deja-vù questa è un'altra faccia, un'anima dei Negrita che nessuno aveva visto prima e che Firenze vedrà per la prima volta venerdì 18 ottobre al Teatro Verdi. «È il titolo giusto, perché è proprio quando apparentemente ti sembra di aver visto tutto, ecco una realtà che non conosci, un nuovo modo per raccontare le vecchie canzoni: non è un live, non è un best-of – prosegue il frontman – ma è la una rimasticazione di 19 anni di carriera con suoni, colori e strumenti molto diversi. È un atto di coraggio nei confronti dei fan. E ci soddisfa molto».
Le vendite per la prima fiorentina al Verdi vanno benissimo, sarà pieno. E Deja Vu ha debuttato direttamente al primo posto in classica degli album più venduti. «Ai nostri fan piacciamo proprio per questo: in qualsiasi avventura ci lanciamo, ci mettiamo sempre una fetta di cuore enorme, nella musica quando ci metti dentro la “verità” la gente lo sente, vai a toccare corde interiori e le metti in risonanza, come nella cassa della chitarra». Certo, nella «Stanza dei dottori», come si chiama il fan club dei rocker aretini, ci sono più che abituati a questi sbalzi di tensione. «Sono anni che “curiamo” i nostri sostenitori con terapie d'urto una dopo l'altra – prosegue Paolo “Pau” Bruni – che ormai gli girerà la testa ma non si stupiscono più». Nel frattempo è in preparazione un nuovo album di inediti e Pau, Drigo e Mac intendono proseguire in questa dimensione: «Lasciamo perdere chi pensa che il rock sia innanzitutto una questione di volume, anche le atmosfere dolci possono essere rock, non solo il ritmo e la “violenza sonora”, le distorsioni alle chitarre o le batterie pompate a tutta».
La dimensione teatrale è stata una bella scoperta, e ormai sono arrivati alla 35esima data, perché il live ha preceduto di diversi mesi l'uscita dell'album: «Nei primi 10 concerti, devo ammetterlo, qualche piccolo punto interrogativo ce l'avevamno. Funzionerà? Non funzionerà? Poi però arrivi ad affrontare un Teatro con la T maiuscola, con i palchetti laterali e la sacralità del palcoscenico, e ti accorgi che era la scelta giusta, il momento giusto: la mossa vincente è assecondare il luogo dove ti trovi, pur nel nostro piccolo, col nostro gusto, ma onorando la sacralità del luogo». C'è anche un nuovo singolo, «Anima Lieve», che è una delle due canzoni inedite presenti in Deja Vu e incarna perfettamente questo nuovo spirito negritiano. Insieme all'altra, «La Tua Canzone», di cui sta già diventando virale il video su Youtube. «Cambiare è un dovere e un piacere ma non dev'essere mai doloroso o un sacrificio. Nella musica il dolore non deve mai entrare. E poi – scherza Pau – di solito è più doloroso per chi ascolta una canzone rivoluzionata al suo interno, rispetto a chi l'ha scritta».